(Teleborsa) - Urbino torna a fare ciò che le è più congeniale: trasformare la cultura in infrastruttura economica. Non per nostalgia del suo passato rinascimentale, ma per una scelta strategica che guarda al presente e al futuro del turismo d’arte. In un’Italia in cui la cosiddetta Economia della Bellezza vale quasi 595 miliardi di euro, pari al 29,2% del PIL, e ha contribuito da sola a oltre il 74% della crescita economica del 2023, la cultura non è più una variabile accessoria, ma uno dei principali motori di sviluppo territoriale.
Dentro questo scenario si colloca "Luce che affiora. Riccardo Guarneri in dialogo con Rembrandt", la mostra ospitata alla Galleria Albani dei Musei Civici di Urbino, che mette in relazione un gigante della storia dell’arte europea e uno dei maestri della pittura analitica italiana. Un dialogo che, oltre al valore artistico, diventa un caso di studio sul turismo culturale come leva economica, capace di attrarre visitatori qualificati, allungare i tempi di permanenza e rafforzare il posizionamento internazionale di una città d’arte di medie dimensioni.
Lara Ottaviani, Assessore alla Cultura della Città di Urbino, ha fatto sapere: "Si tratta di un'iniziativa dal respiro internazionale che offrirà al pubblico l'opportunità di immergersi nelle suggestioni di due mondi e due modi diversi di intendere l'espressione artistica, trovando a Urbino un punto di incontro fertile e virtuoso".
Secondo il report Economia della Bellezza 2024, il turismo culturale e paesaggistico è tra i driver più dinamici della crescita italiana, con un incremento di valore di 19 miliardi di euro in un solo anno. Urbino intercetta questa traiettoria facendo leva su un modello che combina patrimonio storico, progettualità contemporanea e accessibilità culturale, come dimostra la scelta di un evento a ingresso gratuito ma di profilo internazionale.
Luca Baroni, Direttore della Rete Museale Marche Nord, ha infatti sottolineato: "Questa mostra - resa possibile anche grazie al prestito di importanti opere antiche provenienti dal territorio urbinate - testimonia la vitalità e la ricchezza del nostro territorio".
Città che nel '400 seppe fare della bellezza un linguaggio politico ed economico sotto il ducato di Federico da Montefeltro, Urbino si propone oggi come laboratorio avanzato di economia culturale, dove l’arte non è solo conservazione, ma produzione di valore. Il confronto tra il chiaroscuro di Rembrandt e la luce rarefatta di Guarneri diventa così metafora di una strategia più ampia: utilizzare la cultura per accendere flussi turistici sostenibili, destagionalizzati e ad alto contenuto simbolico, in grado di generare ricadute sul tessuto urbano, commerciale e ricettivo.
In questo senso, Luce che affiora non è soltanto una mostra, ma un indicatore di come la culturalizzazione dell’economia — oggi al centro delle politiche più avanzate di sviluppo territoriale — possa trovare in città come Urbino un terreno ideale, dove il passato non è un vincolo, ma un moltiplicatore di futuro.
Riccardo Freddo, Responsabile Relazioni Museali e Istituzionali della Galleria Rosenfeld, ha fatto sapere a proposito: "Questa mostra vuole essere un modello di come l'arte possa attivare valore reale per un territorio. Mettere in dialogo Riccardo Guarneri e Rembrandt a Urbino significa intrecciare ricerca artistica di altissimo livello con una strategia culturale capace di generare turismo consapevole, permanenza e attenzione internazionale verso i borghi italiani”.
E ancora: "Questi luoghi rappresentano un patrimonio artistico che chiede di essere vissuto, non consumato. In questo contesto, una mostra costruita sulla delicatezza, sulla lentezza dello sguardo e sulla profondità dell'esperienza diventa un antidoto alla logica dell'evento effimero e un motore di economia culturale sostenibile. Il pubblico che intercetta è curioso, informato, disposto a tornare, a fermarsi, a investire tempo e risorse nel territorio".
"L’arte - continua Freddo - quando è pensata in relazione al luogo, diventa un'infrastruttura invisibile ma potentissima: attiva filiere locali, rafforza l'identità dei borghi, crea nuove narrazioni capaci di competere a livello internazionale. In questo senso, il dialogo tra Guarneri e Rembrandt non è solo un confronto tra due poetiche della luce, ma un gesto politico nel senso più alto del termine: affermare che i piccoli centri italiani possono essere luoghi di produzione culturale contemporanea, non semplici scenografie del passato. Credo profondamente che il futuro del turismo culturale in Italia passi da qui: da progetti rigorosi, radicati nel territorio, capaci di unire qualità curatoriale, visione economica e responsabilità verso le comunità locali. Questa mostra è un esempio concreto di come la cultura, se pensata con intelligenza e cura, possa generare valore duraturo, non solo simbolico ma anche economico".