(Teleborsa) - Torna a galla la maxi tassa del 60% sulle sigarette elettroniche, unita all'obbligo di istituire una sorta di licenza per la vendita, che i rivenditori dovranno chiedere ai Monopoli. Un salasso non indifferente, dato che su 100 euro spesi una sessantina andranno a rimpinguare le casse dello Stato.

E' questa l'ultimissima di un settore che, nel periodo della grande crisi, vantava tassi di crescita invidiabili anche in periodi d'oro dell'economia e che, negli ultimi mesi, è stato messo letteralmente in ginocchio. Non solo le vendite hanno frenato bruscamente, anche per una sorta di pubblicità negativa, ma il proliferare di negozi di "e-cig" si è interrotto bruscamente, per poi invertire tendenza. Oggi, sono decine le attività in vendita, senza alcun acquirente in vista.

Secondo quanto trapelato da ambienti governativi, sembra che il decreto attuativo della tassa del 58,5% sulla sigaretta elettronica, inserita nel Dl IVA-lavoro della scorsa estate, sia già alla firma del Ministro Saccomanni.

E' stata pensata però anche una concessione governativa per la rivendita di sigarette elettroniche e liquidi di ricarica (con nicotina e senza), che dovrà essere chiesta ed ottenuta dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. E su questo punto la sindrome da burocrazia è in agguato, perché i rivenditori non dovranno solo fornire i dati anagrafici, ma anche la planimetria del luogo di deposito e, ultimo ma non meno importante prerequisito, una indicazione delle accise presuntive che il punto vendita conta di incassare entro i primi due esercizi.

Ma le limitazioni non finiranno qui, dato che i prezzi praticati saranno sotto attento controllo del Fisco e le accise saranno pagate per pronto cassa con l'F24. Anche l'attività in esercizio dovrà essere certosina, poiché al rivenditore sarà chiesto di appuntare minuziosamente ogni carico e scarico merce.

Un modo come un altro per cantare il requiem ad un settore in veloce espansione.