(Teleborsa) - Sentenza clamorosa del TAR del Lazio, che ha accettato il ricorso di due insegnanti, escluse dal concorso per presidi e direttori scolastici perché "precarie".

La sentenza di accoglimento del ricorso non solo è importante dal punto di vista della scuola, dove il precariato è largamente diffuso, ma anche più in generale sotto il profilo del lavoro, dove non ha senso la disparità di trattamento fra contratti a tempo determinato e contratti a tempo indeterminato. Un problema che viene ancora oggi dibattuto in sede di riforma del mercato del lavoro.

Il ricorso delle due insegnanti, oggi ancora non di ruolo, è stato presentato nel 2011, dopo che le due docenti erano state escluse dal concorso, pur avendo passato le prove pre-selettive, solo perché il bando del Ministero dell'Istruzione (MIUR) stabiliva come pre requisito il possesso della laurea e 5 anni di anzianità di insegnamento "in ruolo", non dunque maturati come supplenze.

Il concorso per quasi 2.400 posti di dirigente scolastico si era tenuto nell'estate del 2011 e la domanda delle due insegnanti era stata accolta con riserva, ammettendole in via provvisoria alle prove pre-selettive ed agli esami orali e scritti.

"I giudici italiani non hanno fatto altro che prendere atto delle pronunce della Corte di Giustizia europea e disapplicare la normativa nazionale", ha commentato Marcello Pacifico, Presidente del sindacato della scuola ANIEF, aggiungendo: "È la conferma che la precarietà lavorativa rimane un paradosso tutto italiano".