(Teleborsa) - Ancora una volta dal centro ricerche ENEA arriva una notizia interessante, ecologica e potenzialmente rivoluzionaria. Durante il workshop "Tecnologie e prodotti BIO-based per strategie sostenibili di conservazione dei Beni Culturali e di risanamento dei suoli", l’organizzatrice ENEA ha presentato una nuova tecnica di restauro delle opere d’arte che si basa su batteri e sostanze naturali.

Anna Rosa Sprocati, coordinatrice del laboratorio di Microbiologia Ambientale e Biotecnologie Microbiche dell’ENEA ha spiegato che "la ricerca scientifica ha individuato nei microrganismi formidabili alleati per un nuovo strumento utilizzabile per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico. L’idea dalla quale si è partiti è stata di trasformare in risorsa un problema, ovvero sfruttare le capacità metaboliche dei microrganismi che vivono in aree degradate di interesse archeologico per intervenire sugli stessi manufatti artistici bisognosi di restauro”. E' il caso quindi di parlare di "biorestauro" in quanto i micro organismi individuati sono capaci di attaccare depositi di varia natura consentendo la salvaguardia dell’opera d’arte, la sicurezza degli operatori, che non vengono in contatto con sostanze chimiche, la selettività degli interventi ed il basso impatto ambientale.

I batteri ed funghi selezionati in laboratorio dall'ENEA sono dei potenziali "micro-riparatori" con i quali realizzare interventi mirati in base alla natura dei materiali sui cui intervenire e le sostanze da rimuovere, siano esse colle, resine, idrocarburi, oli, gessi o carbonati.
I risultati sono molto positivi, infatti, la ricerca di ENEA è stata applicata agli affreschi del Palazzo dei Papi di Avignone dai quali sono state eliminate le colle viniliche, alla rinascimentale Casina Farnese sul Palatino permettendo il recupero di parte delle logge affrescate, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna dove due sculture in marmo, la "Testa di Donna"di Emilio Quadrelli la "Lupa" di Giuseppe Graziosi, rimasta all'aperto per 40 anni, sono state "biopulite" rimuovendo i depositi di cera sulla prima ed i residui di smog sull'altra. L'applicazione delle biotecnologie non si ferma al restauro e alla conservazione dei beni artistici, ma possono essere applicate anche alla bonifica di terreni inquinati da idrocarburi senza danneggiare le funzioni e la fertilità del suolo.