(Teleborsa) - E' ufficialmente partito il count down verso quello che è al momento ritenuto l'appuntamento clou dell'anno per i mercati finanziari, soprattutto statunitensi.

Oggi il FOMC (Federal Open Market Committee, braccio operativo della Federal Reserve), inizierà la due giorni di meeting che culminerà domani alle 20.00 ora italiana con l'annuncio tassi e le nuove previsioni economiche della Banca Centrale americana. Dopo mezz'ora, la Chairwoman della Fed, Janet Yellen, terrà una conferenza stampa per spiegare la decisione adottata.

Quale sarà la decisione, non è al momento dato saperlo. Nelle ultime settimane i banchieri centrali sono rimasti piuttosto abbottonati. Come da copione, si è scatenata la solita guerra tra "falchi" e "colombe", ossia tra gli esponenti della Fed favorevoli all'avvio immediato dell'exit strategy, dunque al primo rialzo dei tassi di interesse dal 2006 (il costo del denaro sosta invece attorno allo zero dal 2008) e tra quelli che, invece, consigliano un approccio più soft.

Nemmeno il vice Presidente della Banca centrale, Stanley Fischer, si è sbilanciato, limitandosi ad assicurare che la normalizzazione sarà graduale.

Tra gli analisti, invece, regna l'incertezza. I timori per un rallentamento dell'economia cinese e le relative turbolenze di mercato delle ultime ottave hanno fatto abbassare di molto la percentuale degli esperti pronti a scommettere su un incremento dei Fed Fund. Ora questi ultimi sono al 30% mentre prima della triplice svalutazione dello yuan erano al 48% e a dicembre dello scorso anno al 59%, rileva Bloomberg.

Grandi istituzioni quali il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno caldamente sconsigliato il rialzo dei tassi a settembre.

Intanto le statistiche USA continuano a dipingere un'economia in crescita ma con qualche passo falso. Al super PIL del secondo trimestre e ad un mercato del lavoro in buona salute (nonostante la delusione per gli occupati di agosto) si contrappongono dati allarmanti quali il calo della produzione industriale, le difficoltà del manifatturiero e il crollo della fiducia dell'Università del Michigan.

L'ultime Beige Book, infine, ha parlato di crescita da "modesta" a "moderata" rilevando però che il super dollaro, il crollo delle quotazioni petrolifere e il rallentamento della Cina potrebbero mettere sotto pressione la manifattura americana (cosa che si sta puntualmente avverando).

L'unica cosa su cui analisti ed economisti concordano è il fatto che la Fed alzerà di Fed Funds molto gradualmente anche in scia all'anemica crescita globale.