(Teleborsa) - La manovra economica, meglio nota come Legge di stabilità, oggi sul tavolo del Consiglio dei Ministri, avrà un valore compreso fra 27 e 30 miliardi di euro. Circa la metà di questa somma però servirà ad evitare che scattino le clausole di salvaguardia (aumento di IVA e accise).

La differenza fra il valore minimo e massimo della manovra dipenderà dall'accoglimento o meno di Bruxelles, della richiesta di flessibilità aggiuntiva avanzata da Roma sui conti pubblici, pari ad uno 0,2% di deficit in più, in quanto si prevede che dalla spending review arrivino risorse dimezzate rispetto all'obiettivo iniziale di risparmio di 10 miliardi. La differenza dovrà essere coperta con un aumento del disavanzo maggiore rispetto allo 0,4% concesso dalla UE (attualmente è previsto che il deficit possa aumentare dall'1,8% al 2,2%).

Le coperture

L'aumento dello 0,4% di deficit vale circa 6,5 miliardi, cui si aggiungono altri 6,5 miliardi concessi dalla Commissione europea ad aprile grazie al varo delle Riforme. Dalla spending review arriveranno 5-6 miliardi, mentre circa 3 miliardi di gettito dovrebbero essere generati dal rientro dei capitali. Lo 0,2% di deficit in più chiesto dal governo per far fronte all'emergenza migranti varrebbe altri 3,3 miliardi, ma resta l'incognita se Bruxelles accetterà di concederla.

La spending review, come noto, comprende una serie di misure come il drastico taglio delle partecipate, la riduzione del 10% degli uffici collegati ai Ministeri, una sforbiciata ai dirigenti pubblici, l'applicazione della regola dei costi standard per le varie voci di spesa.


Gli impegni improrogabili e le promesse

Fra gli impieghi, la fetta più consistente riguarda la necessità di disinnescare le clausole di salvaguardia per il 2016 (aumento dell'IVA e delle accise), che vale 16,8 miliardi e costituisce la voce "improrogabile" degli impegni.Secondo Palazzo Chigi, si tratta di una manovra "con il segno più'".

Fra le altre misure promesse, che si potrebbero classificare in quattro diverse aree: la prima categoria che si può chiamare Italia forte prevede, fra l'altro, il taglio delle tasse sulla prima casa (IMU e TASI), dell'IMU agricola ed una serie di misure a favore delle imprese (super-ammortamenti al 140% per gli investimenti e riduzione delle tasse).

La seconda categoria Italia semplice include misure quali il contrasto dell'evasione del canone RAI e dell'evasione in generale, grazie anche allo strumento della fatturazione elettronica, oltre all'innalzamento della soglia del contante a 3 mila euro e ad una serie di facilitazioni per partite IVA e lavoro autonomo.

La terza area denominata Italia giusta include una serie di misure per la lotta alla povertà, come l'innalzamento della soglia di reddito minima per il pagamento delle tasse ai pensionati, la lotta alla povertà infantile, interventi per le disabilità e cosi via.

L'ultima categoria Italia orgogliosa include invece una serie di investimenti su istruzione e ricerca (aumento dei docenti universitari e ricercatori, un piano per la ricerca ecc.).

Sul fronte del lavoro, è confermato il rinvio al 2016 della flessibilità in uscita, ma un piccolo antipasto della flessibilità potrebbe arrivare con il part-time di chi è vicino alla pensione: sembra che sia concessa ai lavoratori che matureranno i requisiti per la pensione fra il 2016 ed il 2018 (età 63 anni e 7 mesi), la possibilità di scegliere un part-time al 40-60%, con contributi netti versati dal datore di lavoro e contributi figurativi a carico dello Stato. In questo modo non verrà in nessun modo intaccata la pensione.

Sempre in tema lavoro, sono da scogliere altri due nodi che valgono 2,5 miliardi: esodati (estensione della salvaguardia per 25-26 mila in più) e Opzione Donna (estensione fino a fine 2015).