Secondo il Centro Studi Confindustria, la robusta ripartenza del PIL, pari a oltre il 10% nel biennio, dopo quasi il - 9% del 2020, riporterebbe la nostra economia sopra i livelli pre-crisi nella prima metà del 2022, in anticipo rispetto alle attese iniziali. Tuttavia, continua Confindustria, sebbene il recupero stia procedendo più spedito che altrove, il gap rispetto al pre-pandemia è, al momento, ancora più ampio di quello degli altri principali partner, perché la caduta del 2020 in Italia è stata maggiore.
Nonostante lo scenario positivo, vi sono rischi ed elementi di incertezza sulle prospettive di crescita, afferma Confindustria nel suo Rapporto di previsione, presentato oggi in Viale dell'Astronomia. Questi rischi sono riassumibili in cinque punti: recrudescenza pandemica e nuove restrizioni, che influirebbero negativamente e rapidamente sulla fiducia degli operatori, sui consumi e, quindi, su investimenti e occupazione; carenze di materie prime, ipotizzati come temporanei, ma che potrebbero diventare più strutturali; inflazione elevata, che potrebbe indurre la Bce ad anticipare la restrizione monetaria, con un rialzo dei tassi ed effetti indesiderati sul costo del debito pubblico; inefficace gestione del Pnrr, per allocazione delle risorse sbagliata, slittamento dei tempi previsti, mancate riforme programmate; difficoltà? del mercato immobiliare cinese, con effetti molto negativi su tutta l'economia mondiale.