(Teleborsa) - Anche senza "l'agenda Draghi", le sfide e le priorità per il Governo non cambiano. E con la strada già segnata dalla guerra e dalla conseguente crisi energetica, lo spazio di manovra per il nuovo Esecutivo è limitato. Il governo Draghi lascia al nuovo esecutivo conti pubblici in ordine, con debito e deficit entrambi in calo nel 2022 rispetto allo scorso anno. Ma sull'andamento dell'economia le prospettive non sono rosee, così come sui tassi di interesse, già sotto pressione e previsti in deciso aumento l'anno prossimo.

In tale scenario il compito più arduo è affidato al nuovo ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti a cui spetta la messa a punto di una Legge di bilancio il cui conto, in partenza, appare già salato. Per il prossimo inquilino di via XX Settembre il primo passo sarà la proroga fino a fine anno degli aiuti a famiglie e imprese in scadenza a novembre, che potrebbe tradursi in un emendamento al decreto aiuti ter (che inizia il 26 l'esame alla commissione speciale). Prima del vero banco di prova, rappresentato dalla manovra, ci sono da integrare la Nadef e il Dpb con il quadro programmatico, che fornirà un prima istantanea sulle risorse e le indicazioni di politica economica per la legge di bilancio.

Conti alla mano i nuovi sostegni sul fronte caro-energia per mettere in sicurezza il primo trimestre dell'anno, da soli, secondo le stime, rischiano di assorbire circa 30 miliardi. Un aiuto concreto potrà arrivare dall'intesa raggiunta da Mario Draghi in Europa le cui decisioni, che saranno formalizzate nelle prossime settimane, "si tradurranno presto in bollette più basse". Il prezzo del gas oggi è già sceso del 10%, segno – ha affermato Draghi – di una "componente speculativa molto rilevante" nella dinamica dei costi.

Se confermato, il taglio di 2 punti del cuneo fiscale costerà all'esecutivo guidato da Giorgia Meloni altri 4,5 miliardi. Nella voce uscite va inserito anche il rinnovo dei contratti della P.a., mentre nel capitolo entrate potrebbero esserci i 3-4 miliardi di fondi di coesione che l'Ue ha concesso di utilizzare per il caro energia e la possibile minor spesa derivante dalle modifiche al Reddito di cittadinanza o dalla rimodulazione del Superbonus.

Sul tavolo anche il nodo delle pensioni. Oltre alla rivalutazione degli assegni, per una spesa di 8-10 miliardi, c'è anche la necessità di intervenire per evitare che nel 2023 scatti il ritorno alla legge Fornero e su questo ci sono allo studio diverse strade, in primis una Quota 41 con soglia d'età che consentirebbe di contenere anche di molto la spesa.

Il nuovo governo dovrà, invece, usare prudenza sul fronte delle promesse elettorali, gran parte delle quali al momento appaiono insostenibili dal punto di vista economico anche a fronte di una ipotetica nuova rottamazione delle cartelle. Tra queste figura la Flat tax: la Lega spinge per una estensione fino a 100mila euro di fatturato ma il presidente di Confindustria Carlo Bonomi frena e invita alla cautela.

Sul fronte politico la decisione con la "d" maiuscola riguarderà lo scostamento di bilancio. Il governo uscente ha evitato fino all'ultimo di ricorrervi ma sulla scia della realizzazione delle misure annunciate il governo Meloni potrebbe scegliere questa strada. La questione sembra dividere il centrodestra: Salvini insiste da mesi e Meloni continua a definirlo l'extrema ratio. Per Giorgetti, che non si dice "contrario", rimane una eventuale opzione da considerare.