1 - Le riserve d'oro della Banca d'Italia
Attualmente le riserve in oro italiane ammontano a circa 2.450 tonnellate, per un controvalore di circa 250 miliardi di euro. Si tratta di un dato significativo, in quanto l'Italia è il terzo paese al mondo possessore di riserve auree, preceduta solamente dagli Stati Uniti, che hanno 8.100 tonnellate di oro, e dalla Germania, che ne ha 3.350 tonnellate. Più in generale, attualmente il 20% delle riserve delle banche centrali è costituito appunto da oro ed il 46% da dollari.
2 - Il casus belli
Nel bel mezzo dell'approvazione dell'attuale Legge di Bilancio, tutto ad un tratto è comparso un emendamento di Fratelli d'Italia che ci ha ricordato che le riserve aure, gestite e detenute dalla Banca d'Italia, appartengono allo Stato nel nome del Popolo italiano. Qui il
problemino è che l'emendamento convive male con il fatto che, da una parte le riserve rientrano nel patrimonio della Banca d'Italia, e dall'altra con il fatto che i Trattati europei prevedono che la Banca d'Italia abbia il controllo pieno ed effettivo su queste riserve e le gestisca in assoluta indipendenza, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati dal sistema europeo delle banche centrali.
3 - Perché?
A questo punto, la Banca d'Italia, la BCE, un ottimo numero di cancellerie e qualche milione di possessori di BTP italiani e stranieri
si sono banalmente chiesti: ma perché? a che fine? Qui bisogna fare una scelta: o si è voluto semplicemente ribadire la proprietà morale degli italiani sulle riserve auree, ben consci però che questa riaffermazione non fosse in grado minimamente di incidere sul possesso e la gestione delle 2.450 tonnellate di oro, e allora l'emendamento appare sinceramente piuttosto inutile. Oppure si è voluto gettare le basi per mettere in discussione in un futuro il ruolo della Banca d'Italia e della BCE nella gestione delle riserve auree, riaffermando così il primato della politica. E allora, in questo caso, l'emendamento appare addirittura dannoso, specialmente per come è stato percepito sul fronte internazionale. Infatti, la dicitura incriminata sembra marciare in direzione diametralmente opposta rispetto a tutti gli sforzi fatti da questo governo per ricostituire quella fiducia nell'Italia indispensabile in un Paese che ha oltre 3.000 miliardi di debito pubblico. E dispiace che proprio oggi che spread, rating, investitori esteri e dati di bilancio testimoniano con chiarezza gli ottimi risultati raggiunti, si inciampi in queste situazioni che finiscono solo per alimentare sul fronte esterno incertezza, diffidenza ed ingiustificati allarmismi.
Ciò detto, una soluzione si troverà senz'altro e passerà per un generico riferimento al popolo italiano, pur ribadendo pienamente il ruolo attribuito dai Trattati alla Banca d'Italia e dal sistema europeo delle banche centrali. Personalmente, più che essere preoccupato dalla proprietà morale delle nostre riserve auree, mi preoccuperei piuttosto del fatto che il 40% del nostro oro, circa 1.000 tonnellate, sia custodito negli Stati Uniti, nei forzieri dell'instabile Trump. Ma di questo parleremo a gennaio.