(Teleborsa) - Scontro a distanza tra il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker e il premier italiano, Matteo Renzi. La stessa commissione che proprio ieri ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell'Italia facendo tornare all'orizzonte il rischio di una procedura per deficit eccessivo.

Da un lato le osservazioni dell'Europa e dall'altro la necessità di difendere l'autonomia politica dell'Italia.

"Devo dire al mio caro amico, Matteo Renzi che io non sono il capo di una banda di burocrati, forse lui lo è. Io sono il presidente della Commissione UE, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi". Così Juncker, ha risposto a una domanda del capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber che gli chiedeva un commento alle parole del premier italiano.

"Se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso", ha rilanciato l'esperto appena insediato alla presidenza del nuovo esecutivo europeo. Un chiaro riferimento al via libera incassato a fine ottobre dalla legge di Stabilità firmata dal governo italiano.

Pronta la replica del premier italiano, nel corso dell'intervista a "Ballarò" che andrà in onda stasera, in un anticipo al Tg3. "In Italia ce la stiamo giocando, la partita non è vinta né persa, ma stiamo segnando dei gol. E' cambiato il clima per l'Italia, in Europa non vado a dire 'per favore ascoltateci', non vado con il cappello in mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa fare e l'ho spiegato anche a Barroso e Juncker", ha detto ancora Renzi, che pretende "rispetto per l'Italia".

Insomma uno scontro in piena regola su "tecnocrazia" e "burocrazia" dell'Unione.