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Porto di Trieste, D'Agostino: "Grande investimento su intermodalità e ferrovia"

Il Presidente di AdSP a Teleborsa: "Non creare contrapposizioni tra ferro e gomma. Il camion lavora meglio se le grandi distanze vengono coperte dal treno"

Economia, Trasporti
Porto di Trieste, D'Agostino: "Grande investimento su intermodalità e ferrovia"
(Teleborsa) - Il Porto di Trieste ha sposato la logistica intermodale con particolare impulso al trasporto ferroviario per il movimento delle merci senza tuttavia escludere l’autotrasporto su gomma. Strategia di successo, oltretutto inaspettatamente messa duramente alla prova dall'emergenza coronavirus e illustrata in un'intervista a Teleborsa da Zeno D’Agostino, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale dal 9 novembre 2016, dopo aver in precedenza trascorso quasi due anni a Trieste da Commissario straordinario dell'Autorità Portuale (24 febbraio 2015 - 8 novembre 2016). L'AdSP è Ente pubblico non economico, dotato di autonomia amministrativa, di bilancio e finanziaria.

Zeno D'Agostino, 52 anni, di Verona, è tra i massimi esperti di consolidata esperienza nel settori dei trasporti, della logistica, ferroviari e di ambito portuale, acquisita nella funzione dei numerosi incarichi ricoperti. Il Presidente dell'AdSP che gestisce gli scali marittimi di Trieste e Monfalcone e dal 2018 vicepresidente di ESPO (The European Sea Ports Organisation) con sede a Bruxelles, tra l'altro già anche Presidente di Assoporti dall'aprile 2017 al febbraio 2019, è consulente, ricercatore e docente in economia del territorio, logistica e trasporto merci. Insegna logistica e trasporti presso il master universitario di I livello ELEO (Economia e Lingue dell’Europa Orientale) di Ca’ Foscari, sede di Treviso, ed è componente del Cda di Azienda Speciale per il Porto di Monfalcone e Presidente di Trieste Terminal Passeggeri.

Presidente D'Agostino, il Porto di Trieste rappresenta una struttura di riferimento nazionale per la logistica intermodale. Quali strategie siete pronti ad adottare per offrire risposte alle esigenze di trasporto?

"E’ chiaro che dobbiamo fare i conti con l’emergenza coronavirus, ma bisogna dire che in qualche modo ci eravamo inconsapevolmente preparati. Il grande investimento che il Porto ha fatto sulla intermodalità, sull’utilizzo della ferrovia (noi abbiamo percentuali di utilizzo della ferrovia che vanno oltre 50% dei traffici terrestri), ci mette a disposizione oggi una infrastruttura e una organizzazione che permettono di bypassare tutta una serie di vincoli che sono appunto quelli scattati nell’emergenza coronavirus. Continuiamo su questo percorso che ha dato risultati nella normalità e che sta continuando a darne nelle emergenze".


Trieste figura nella Top Ten dei porti europei. Il lockdown inciderà sulla produttività del sistema portuale ed eventualmente in quale misura?

"In verità la vera incidenza, visto che parliamo di tonnellate, si sta avendo per un qualcosa indirettamente provocato dal coronavirus, che è fondamentalmente la crisi del mercato petrolifero. Buona parte del nostro traffico è collegato al petrolio, in questo momento è chiaro che il petrolio rimane fermo, stoccato o nelle navi o nei grandi serbatoi presenti anche nel Porto di Trieste. E probabilmente in quella classifica sono tanti i porti petroliferi, perché è il petrolio che porta in alto la dimensione quantitativa delle tonnellate. Probabilmente gli effetti che stiamo subendo noi li subiranno anche gli altri che sono in classifica. Quindi non vedo sconvolgimenti su quel rating, però il tema petrolio va sicuramente analizzato e approfondito perché probabilmente creerà dei forti scompensi a tutti.

La recente riapertura della cosiddetta linea Transalpina segna il potenziamento del sistema ferroviario al servizio del porto di Trieste. Quali altre connessioni prevedete di attivare?

"Le connessioni fisiche, cioè i nuovi binari sono quelli esistenti. Noi abbiamo fatto lo sforzo di riapertura di una vecchia linea austriaca che era abbandonata e dimenticata e che diventa una valvola di sfogo importante per il Porto. Il tema vero è quello che sta dietro quel progetto. Stiamo seguendo una nuova pianificazione, una nuova progettazione del Porto, ma la verità è che vanno recuperate tutta una serie di infrastrutture, non solo a Trieste ma in tutta Italia, che esistono, che sono abbandonate e che potrebbero in maniera molto più sostenibile e meno impattando sul territorio essere recuperate e dare sostanziale aiuto alla logistica nazionale. Io vedo molti che si preoccupano di creare nuove infrastrutture, vedo pochissima attenzione al recupero delle infrastrutture esistenti. Tutta la strategia del Porto di Trieste, del suo sistema logistico di questi anni, è legata invece alla capacità di incrementare la logistica e trasportistica utilizzando meglio l’esistente o andando addirittura a recuperare ciò che già esiste ma che era stato dimenticato.

Intermodalità con ferro e gomma. Come si bilanciano i due segmenti nel quadro operativo portuale?

"La prima cosa da fare è non creare contrapposizioni tra ferro e gomma, cosa che succede invece spesso. Non bisogna stare da una parte o dall’altra, non è così. Ferro e gomma si sostanziano e creano valore l’uno con l’altro. Se si dà la possibilità all’uno e all’altro di dialogare, evitando di creare, come vedo spesso, contrapposizione tra il mondo degli autotrasportatori piuttosto che di ferrovieri. La ferrovia non esiste se non c’è il camion, il camion lavora meglio se esiste la ferrovia. Questa la logica che abbiamo portato avanti, che cerca il più possibile di utilizzare la ferrovia ma con un dialogo forte con gli autotrasportatori perché chiaramente senza l’autotrasporto si ferma tutto. Di ciò siamo pienamente consapevoli e vedo finalmente un atteggiamento intelligente sia da parte delle ferrovie che dell’autotrasporto. Finalmente si riesce a capire che lo sviluppo dell’uno non esclude l’altro, ma anzi si vanno a creare condizioni migliori dal punto di vista competitivo. Una delle ragioni che sta dietro le nostre strategie è creare migliori condizioni sociali di lavoro, perché anche l’autotrasporto lavora meglio se le grandi distanze vengono gestite dalla ferrovia. E gli autotrasportatori e le società di autotrasporto lo hanno capito.

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