(Teleborsa) -
La questione della privacy digitale resta in primo piano negli Stati Uniti, dopo lo
scandalo del Datagate e dopo che
Apple per prima si è opposta alle autorità statunitensi,
rifiutando di fornire agli 007 la chiave per entrare negli iPhone, anche se per ragioni legittime legate ad un crimine.
Stavolta c'è Microsoft al centro della cronaca, per aver ribadito il principio di
salvaguardia della privacy delle email. In questo caso, la società fondata da Bill Gates non ha posto dei paletti alle investigazioni degli 007, come fatto da Apple nel rifiutare la possibilità di accesso agli iPhone, ma si è riservata il diritto di avvertire i propri utenti su eventuali investigazioni in corso sulle loro email
Così, la big della Silicon Valley ha formalmente
citato in giudizio il Dipartimento di giustizia americano, rappresentato dal ministro
Loretta Lynch, contro il divieto di informare i propri utenti, che secondo Microsoft
viola la Costituzione. A fondamento della citazione vengono richiamati il
primo emendamento sulla libertà di parola ed il
quarto sul diritto dei privati ad essere informati su investigazioni sul loro conto.
Secondo la società informatica,
gli individui non rinunciano ai loro diritti quando trasferiscono dati e informazioni
dall'archivio fisico al "cloud" ed il governo statunitense ha sfruttato una legge vecchia di 30 anni -
Electronic Communications Privacy Act - ormai obsoleta per sfruttare la transizione tecnologica ed appropriarsi di maggiori poteri.