(Teleborsa) - In
Argentina torna il peronismo, scalzato nel 2015 da
Maurizio Macrì, che
non è riuscito a conquistare la rielezione alla Casa Rosada. A vincere è il partito di centro-sinistra Todos di
Alberto Fedrnandez, che guiderà il Paese assieme alla ex Presidente Cristina Fernandez de Kirchner.
Fernandez, già capo di gabinetto durante il governo di Nestor Kirchner, e poi Cristina Fernandez de Kirchner, dal 2003 al 2008, ha
preso il 48,1% dei voti, schiacciando letteralmente al primo turno
Maurizio Macrì, che ha conquistato
solo il 40,4% delle preferenze. Fra gli altri partiti minori il 6,2% va a Roberto Lavagna, il 2,2% a Nicolas del Cano e e con quote fino al 2% i partiti Nos e Unite.
La c
aduta di Macri è stata decretata dalla perdita della provincia di Buenos Aires, ma soprattutto il Presidente uscente
paga il prezzo di una crisi mai finita. Alla sua elezione nel 2015 aveva promesso grandi riforme e la fine della crisi. E invece, l'
Argentina ha risolto (e parzialmente) solo il problema dei debiti verso l'estero, a scapito della forte contrazione delle importazioni e della liquidazione frettolosa di valuta estera "pregiata", mentre
è ancora divorata dalla crisi economica.
Lo
slogan di Macrì "Sì, se puede!" prometteva
benessere per tutti, un po' in contrasto con la politica di austerity condotta in questi quattro anni di mandato, mentre il Paese si appresta a chiudere quest'anno con un
PIL in contrazione del 2,7%, una
iperinflazione al 60%, mai risolta,
disoccupazione altissima,
crisi industriale e povertà.