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Il divorzio con Etihad è ormai "senza ritorno", Alitalia chiude le rotte per Abu Dhabi

Stop al volo per la città emiratina chiave di svolta di un successo italiano mai decollato. Dopo il "basta" per Pechino e il "ripensamento" per Nairobi anche Maldive a rischio

Economia, Trasporti
Il divorzio con Etihad è ormai "senza ritorno", Alitalia chiude le rotte per Abu Dhabi
(Teleborsa) - Giornate di "dolore e di passione" per Alitalia ancora senza un compratore dichiarato e, per la seconda volta in dieci anni, in attesa di un esito elettorale stavolta dalla conclusione non solo incerta ma probabilmente senza risultati che permettano con rapidità di governare. Cielo plumbeo per l'aviazione commerciale italiana se non fosse per la lieta novella di AIRITALY sostenuta dai cugini del Golfo di quell'Etihad salutata solo tre anni orsono come il salvatore di Alitalia con cui ha invece anzitempo interrotto il matrimonio giungendo ora al clamoroso ed effettivo divorzio dopo sempre più chiare avvisaglie di incomprensione. Ora la notizia, "sussurrata" da fonti interne di quella che un tempo era la nostra gloriosa compagnia di bandiera, parla della soppressione nientedimeno che dei voli per Abu Dhabi, base di armamento e hub appunto di Etihad. Indiscrezione dall'effetto dirompente di una vera e propria esplosione.



Da Roma sembrava proprio intensificarsi il vento o, perlomeno il presagio, di una provata sconfitta. Solo di qualche settimana fa l'annuncio della "chiusura" di Pechino, giustificata con i pessimi slot orari imposti dai cinesi. Marcia indietro repentina sull'annunciato volo per Nairobi; Maldive a rischio anche per la difficile situazione politico-sociale in atto nell'arcipelago dell'Oceano Indiano che sta tenendo alla larga anche i più incalliti vacanzieri innamorati di quei paradisi marini.

Giorni molto difficili, dunque, per i tre commissari straordinari al lavoro a Roma oramai da quasi un anno. "Non abbiamo abbastanza aerei e preferiamo concentrarci sulle rotte redditizie", è il commento sembrerebbe in "fretta costruito", rilasciato dal quartier generale di Alitalia dopo la scoperta degli addetti circa la chiusura del volo "Nairobi". Destinazione che, ricordiamo, venne dapprima ampiamente programmata nonché pubblicizzata, ma poco dopo disdetta.

Invero, ci si domanda come gli strateghi di Fiumicino possano mai lavorare sul serio, annunciando dapprima l’apertura di una rotta sottoscrivendo faticosi accordi bilaterali coinvolgendo, s’immagina, anche le rispettive diplomazie governative e aeroportuali italiane e keniote, e poi mai far decollare i suoi aerei verso la destinazione finale. Come poter spiegare questa gestione davvero poco lungimirante, se non miope, e chiaramente mai profittevole per tutti i contribuenti italiani ma, soprattutto, per quei malcapitati passeggeri che nel frattempo avevano già prenotato (magari pagato prestando fiducia, n.d.r.) il passaggio di Alitalia fino a Nairobi?

Semplice. Si potrebbe pensare come all’ennesimo regalo ai relativi competitor, visto che i passeggeri nel frattempo sono stati per forza di cose "riprotetti" dalla stessa Alitalia su altre linee concorrenti. Passeranno proprio attraverso Amsterdam, Parigi o Francoforte i passeggeri per Nairobi? Chissà, magari già preludio di quello che molto presto sarà davvero il destino obliquo della ex compagnia di bandiera e dei suoi sfortunati passeggeri del bacino romano, sempre alla rincorsa di un volo, per forza di cose, con scalo in casa altrui.

Ma la lista delle cattive notizie non era ancora, purtroppo, terminata: come abbiamo detto, solo qualche ora fa, da fonti molto vicine all’azienda, trapela l’ennesima mossa, stavolta davvero clamorosa, che la dice lunga. Ovvero, che a brevissimo si potrà depennare di rosso un’altra importante destinazione sul già modesto mappamondo dei commissari di Alitalia. Fine dunque anche dei voli (per non dire "era") di Abu Dhabi e limitrofi ricchi deserti dorati, intrecciati anche di remunerative connessioni di viaggio.

Abu Dhabi, rotta un tempo definita ammiraglia e "altamente strategica" in quanto, per mezzo delle "significative sinergie intensificate con l’investitore Etihad" (ex partner), gli hub di Roma Fiumicino di Abu Dhabi avrebbero dovuto – congiunti - rappresentare la pista di decollo per altre "1000" ulteriori destinazioni nel mondo. Soprattutto verso quel sud-est asiatico e Australia dove la presenza Alitalia era già da tempo sfumata, sebbene l’importanza economica che quelle latitudini rappresentano per l’economia Italiana.

Non per soffiare altra aria sul fuoco divampato, ma Teleborsa vorrebbe ricordare per onore di cronaca, che la direttrice Abu Dhabi era stata, al tempo della brevissima luna di miele con Etihad, ampiamente connessa con voli diretti, per la verità anche bi-giornalieri, non solo da Roma ma anche da Milano Malpensa e Venezia. Inoltre, nel "momento clou" di massima euforia, si era pensato di collegare all’hub di Abu Dhabi, per mezzo di voli Alitalia, addirittura città secondarie italiane, come Bologna e Catania, aumentando le possibilità di viaggio anche per tutti i passeggeri locali, ora in mano ad "ali straniere", come avvoltoi affamati di prede. Tutte rotte e progetti ampiamente depennate nel silenzio totale dell’incertezza costante.

Ma rimaniamo a Roma, base di armamento del vettore tricolore. Qui si chiudono sì le destinazioni, ma da Alitalia ci assicurano che la puntualità dei propri voli è prima al mondo! Non di meno: perché effettivamente il tempismo con cui si annunciano rotte, e la loro rispettiva chiusura, è davvero volato a tempi di record.

In definitiva, come poter biasimare la precaria fiducia dei passeggeri che continuano comunque a credere nel sogno Alitalia, ma che vedono le possibilità di scelta per il proprio viaggio drasticamente ridotte, per non dire modificate in continuazione. La risposta è custodita nei progetti segreti di affiliazione che Luigi Gubitosi e gli altri due commissari stanno studiando e ristudiando ormai da mesi, con il cappello in mano, in bilico tra Europa continentale e Nord Atlantico.

Intanto attenzione, in quanto in amari tempi di commissariamento tutti gli annunci che Alitalia è solita proclamare, ovvero ritrattare velocemente, sono evidentemente più dinamici di quello che le stesse piste di decollo e atterraggio di Fiumicino possano, paradossalmente, sostenere. Il vero sollievo, in queste ultime ore, viene solo dal lancio della nuova compagnia AIRITALY, plasmata dalle ambiziose ventole dei jet Qatar Airways, e dall'annunciata creazione di 1500 nuovi posti di lavoro.

Svelati estesi progetti di sviluppo in partenza da Milano Malpensa, aeroporto di riferimento del ricco e produttivo nord del paese, area nota anche come il "motore economico" d’Italia. Finora "discussa" infrastruttura aeroportuale, quella di Malpensa, dalla quale Alitalia si è ritirata in sordina già da molto tempo, lasciando via via spazio per ovvi quanto facili approdi di flotte e mire di mercato.

Ecco che, proprio attraverso la presentazione della neonata AIRITALY, supportata dal clamoroso annuncio dell’apertura di nuove rotte verso Bangkok, New York e Miami (per ora) grazie all’ordine di 50 nuovi aerei, di ultimissima generazione, finalmente in Italia arrivano anche notizie incoraggianti di espansione, investimenti e, soprattutto, opportunità di lavoro in un comparto che registra a quanto pare, rendimenti positivi ovunque. Tranne che per Alitalia. I danni prodotti da parecchi decenni di dissennate amministrazioni sembrerebbero evidentemente troppo pesanti.






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