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Commercio estero: "Quota italiana dell'export in lieve calo"

Nel 2018 si è passato dal 2,92% a 2,85%, Germania e Francia i principali mercati di sbocco per le merci italiane: l'88,5% dell'export arriva dal Centro-Nord

Economia
Commercio estero: "Quota italiana dell'export in lieve calo"
(Teleborsa) - Nel 2018 la quota di mercato dell'Italia sulle esportazioni mondiali di merci è leggermente diminuita passando da 2,92% a 2,85% e questo a fronte di un aumento del commercio mondiale espresso in prezzi correnti del 9,8%. È quanto emerge dall'Annuario Statistico "Commercio estero e attività internazionali delle imprese", frutto della collaborazione fra Istat e ICE.

Nel dettaglio, la quota dell'Italia è diminuita in misura più accentuata in Africa settentrionale (da 7,36% a 7,09%), Medio Oriente (da 3,27% a 3,05%) e Unione europea (da 4,91% a 4,81%); a trainare l'export sono invece l'Asia centrale (da 1,13% a 1,20%) e i Paesi europei non UE (da 5,88% a 5,94%).

I flussi di investimenti netti diretti all'estero, misurati in euro, sono aumentati in misura molto marcata (+95,4%) e quelli in Italia hanno registrato un incremento ancora maggiore (+205,4%). Germania e Francia si confermano nel 2018 i principali mercati di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari, rispettivamente, al 12,6% e al 10,5% delle esportazioni nazionali. Gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota del 9,2%; seguono Spagna (5,2%) e Regno Unito (5,1%).

A livello nazionale, il dato dell'export evidenzia la frattura Nord-Sud con l' 88,5% delle esportazioni italiane proveniente dalle regioni del Centro-Nord, mentre dal Mezzogiorno ne proviene il 10,6%: la sola Lombardia pesa per il 27,4%, Veneto ed Emilia-Romagna sono al 13,7% mentre la quota del Piemonte è al 10,4%.

Con oltre 136mila imprese che hanno esportato merci nel mondo, in Italia si conferma la presenza di un'elevata fascia di "microesportatori": 77.445 operatori, più della metà quindi, presentano un ammontare di fatturato all'esportazione molto limitato (fino a 75mila euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni pari ad appena lo 0,3%.

D'altra parte appena 4.651 operatori, appartenenti alle classi di fatturato esportato superiori a 15 milioni di euro, realizzano il 72,1% delle vendite complessive realizzate sui mercati esteri. Rispetto al 2017 a migliorare le loro vendite all'estero sono state le imprese con classe di fatturato estero fra 5 e 50 milioni (+1,3%). Le imprese che hanno incrementato di più le loro vendite su estero (+5,1%) sono state quelle con il fatturato all'export più ampio (oltre i 50 milioni di euro). In leggera flessione (-0,2%) le imprese con un fatturato estero sotto i 50 milioni. Cali maggiori invece per aziende con fatturati fra i 750mila e i 5 milioni di euro (-3,5%) e per imprese con fatturati sotto i 750mila euro (-7,3%).

"Questo rapporto è l'occasione per riaffermare l'importanza dell'export come driver fondamentale per la crescita economica del nostro Paese, nonché l'eccellenza dell'offerta del Made in Italy", ha commentato Carlo Maria Ferro, presidente dell'Ice, alla presentazione del XXXIII Rapporto ICE sul commercio estero a Napoli.

"Nonostante un contesto del commercio mondiale caratterizzato da dinamiche frenanti, l'export italiano è aumentato del 16,9% nel periodo 2008-2018, sebbene il Pil italiano a fine anno scorso fosse ancora del 3,1 per cento inferiore al pre-crisi. Inoltre - rileva Ferro - nei primi mesi del 2019, secondo dati Istat, la crescita dell'export italiano è stimata del 4 per cento sull'analogo periodo dell'anno precedente".


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