(Teleborsa) - Un "recupero tormentato". Così definisce il terzo trimestre del
Pil italiano il
Centro Studi di Confindustria nella sua
Congiuntura Flash che stima tra luglio e settembre una ripresa di circa il 9%, contenuta rispetto al crollo dei primi sei mesi dell'anno (-17,6%).
Guardando alla fine dell'anno il CSC prevede un calo del
Pil Italia tra il 10% e l'11% per il 2020.
La
produzione industriale, nonostante un luglio in recupero come da attese (+7,4%), ha visto in agosto-settembre una stabilizzazione che la porterà a concludere il
terzo trimestre poco sopra il +20% ma a -10% se si prendono a riferimento i livelli pre-Covid.
Il
PMI in agosto (53,1) fornisce segnali positivi sulla domanda. Apprezzabile ma parziale fino ad agosto la ripresa della
fiducia delle
imprese. Gli ordini interni dei produttori di beni di consumo e di investimento confermano un moderato recupero nel terzo trimestre.
L'
export di beni ha recuperato a giugno (+14,2%), pur molto sotto i
livelli pre-Covid (-15%). Risalita eterogenea tra settori e mercati: risultati positivi per gli alimentari, fortemente negativi per i mezzi di trasporto; in miglioramento le vendite in Germania, Cina e Giappone, mentre aumenta la contrazione negli Usa.
Nota dolente restano i
consumi. Ad agosto la fiducia dei consumatori è risalita appena e resta bassa segnala il Centro Studi di Confindustria secondo la quale i consumi privati (-11,3% nel secondo trimestre) saranno frenati da
incertezza e
perdite di reddito.
Capitolo
lavoro. A luglio gli
occupati sono aumentati (+85mila), ma restano in calo da febbraio (-471mila). Prosegue la risalita del numero di persone alla ricerca attiva di lavoro, crollato durante il lockdown. Secondo il report di CSC, l'occupazione continuerà a tenere fino a fine anno, salvaguardata dall'ampio ricorso alla
Cig.
Per quanto riguarda la
situazione finanziaria delle imprese, a luglio si registra un forte aumento del
credito alle imprese (+4,4% annuo), spinto dalle garanzie pubbliche in risposta alle necessità di liquidità. I
prestiti emergenziali hanno poi raggiunto 90 miliardi al 9 settembre secondo i dati della Task Force guidata da MEF e Banca d'Italia).
Questo, segnala infine il Centro Studi di Confindustria, aiuta nel breve, ma pesa sul
debito bancario: da 16,5% a 18,4% del passivo, annullando parte del calo dell'ultimo decennio.