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La Fiat fa un patto con l'Italia ma è già pioggia di critiche

Economia
La Fiat fa un patto con l'Italia ma è già pioggia di critiche
(Teleborsa) - La Fiat non rinnega le sue origini e rimarrà in Italia. Questo in sintesi il risultato del vertice che, sabat, si è tenuto a Palazzo Chigi, tra il Governo e i vertici di Fiat.

Il meeting fortemente voluto dal presidente del Consiglio Mario Monti dopo il parziale marcia indietro del Lingotto sul progetto Fabbrica Italia, si conclude con le rassicurazioni dell'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne. Rassicurazioni che lasciano un retrogusto amaro. Il Lingotto rimarrà sì nel Bel Paese ma senza fare investimenti e soltanto quando il mercato automobilistico riprenderà a crescere, il gruppo di Torino tornerà a investire nel suo Paese di origine.

La Fiat - si legge nel comunicato diffuso al termine dell'incontro - ha manifestato piena disponibilità a valorizzare le competenze e le professionalità peculiari delle proprie strutture italiane, quali ad esempio l'attività di ricerca e innovazione.

Oltre cinque ore di vertice per arrivare a questa parziale vittoria per l'Italia, se di vittoria si può parlare, visto che dopo gli esiti dell'incontro non sono mancate le polemiche da parte di politica e sindacati con i dubbi che sono molti.

Le parole più aspre sono quelle del segretario del PD, Pier Luigi Bersani: "nonostante gli sforzi del governo, mi pare che il problema Fiat rimanga del tutto aperto. Al tavolo di sabato c'era un convitato di pietra e cioè una nuova stagione di ammortizzatori sociali costosi per i lavoratori e per lo stato, senza una prospettiva sicura", ha affermato il leader del PD.

E mentre il presidente di Fiat, John Elkan, che era seduto al tavolo del governo insieme a Marchionne e Monti ha ribadito che, nel corso degli ultimi tre anni, la Fiat ha investito 5 miliardi di euro in Italia, le critiche arrivano anche da un illustre ex di casa Fiat. Cesare Romiti. L'ex numero uno del Lingotto sostiene che "a quel tavolo non si è combinato niente" perchè "il nodo principale resta l'occupazione".

Non lesina critiche Pier Ferdinando Casini, leader dell'UDC che sostiene come negli anni passati la Fiat sia stata aiutata dell'Italia." Noi abbiamo già dato", ha detto Casini ora è arrivato il momento che la Fiat restituisca al Paese."L'Italia ha dato alla Fiat più di quanto doveva dare", ha dichiarato i leader dell'UDC.

Anche il PdL rimane scettico, con Cicchitto che chiede al Lingotto di spiegare quale sia il "Piano B" rispetto al "Piano A" di Fabbrica Italia.

Pioggia di critiche anche da parte dei sindacati con Susanna Camusso leader della CGIL che rimane in attesa che la Fiat spieghi quali siano "gli investimenti, le prospettive", mentre il leader della CISL Raffaele Bonanni è attedista aspettando con fiducia il mese di ottobre quando il sindacato avrà un incontro con Marchionne per fare il punto della situazione.

Più tagliente il leader della UIL Luigi Angeletti ritiene che "gli imprenditori non possono investire solo quando si vende".
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