(Teleborsa) -
L'Europa si ferma, evidenziando una crescita stagnante, per il rallentamento accusato da diversi Paesi dell'Area Euro, colpiti dalle misure di austerity, da un Stato sociale avaro e dalla stagnazione dei consumi e della produzione. E' questo il quadro sconfortante delineato oggi dall'Eurostat, che ha pubblicato i dati rivisti sul PIL della Zona Euro. Nel trimestre precedente c'era stata la recessione (PIL -0,3%), ma le cose non sono migliorate molto nei primi tre mesi del 2012.
Se la Germania ha ripreso i consueti tassi di crescita (PIL +0,5%), la Francia evidenzia uno stallo della crescita, mentre la Spagna ed il Regno Unito si confermano in recessione tecnica, con un PIL in calo dello 0,3% per due trimestri consecutivi.
La situazione dell'Italia è peggiore, perché il nostro Paese accusa una contrazione dello 0,8%, anche superiore al calo dello 0,7% subito a fine 2001. Le prospettive non sono molto migliori anche se il Governo sta valutando il varo di misure per accelerare la crescita, o quanto meno ridurre la caduta della nostra economia.
Un allarme è arrivato anche dalla Confindustria, che ha posizionato la manifattura italiana all'ottavo posto nella classifica delle venti maggiori economie mondiali. Quel che è peggio è che si sono perse ben tre posizione dal 2007 ad oggi.
A frenare il Paese è un mix di elementi negativi, l'eccessiva imposizione fiscale e la crisi, che frenano i consumi, il credit crunch e la crescita esponenziale dei debiti della PA, che tengono al palo le imprese, soprattutto quelle piccole, che hanno maggiore difficoltà di accesso al credito.
Un accenno è stato fatto anche al terremoto in Emilia, che contribuisce indubbiamente ad oscurare il futuro dell'Italia, soprattutto per il peso e l'importanza che l'industria della regione ha sul sistema Paese.