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Il decreto sviluppo in CdM. Tante misure per la crescita

Economia
Il decreto sviluppo in CdM. Tante misure per la crescita
(Teleborsa) - Il decreto sviluppo sbarca in Consiglio dei Ministri, dopo l'affannosa ricerca delle voci di copertura finanziaria da parte del suo autore, il Ministro Corrado Passera, che con questo provvedimento si sta giocando la sua credibilità. L'obiettivo ultimo del decreto è infatti quello di assicurare la "crescita sostenibile" e "stimolare l'occupazione di qualità".

Non è stato certo un lavoro facile per Passera, che ha dovuto racimolare sino all'ultimo spicciolo, nel tentativo di inserire anche delle misure per il settore dei trasporto e delle infrastrutture, incluso un bonus fiscale per le ristrutturazioni. Tutte le risorse finanziarie verranno raggruppate nel Fondo per la crescita sostenibile, cancellando ben 43 vecchi incentivi, istituiti con leggi precedenti. Nel Fondo saranno convogliate le risorse recuperate dalla lotta all'evasione, dalla spending review e dalle dismissioni, annunciate dal Premier Mario Monti.

Per i giovano e le famiglie vi sono una serie di misure, dalle agevolazioni per le ristrutturazioni, il cui bonus sale dal 36% al 50%, all'esenzione dall'IMU per le case vendute ad un prezzo inferiore a 200 mila euro. Previsti anche dei bonus per le assunzioni qualificate di giovano professionisti (ingegneri, medici ecc.), oltre a misure volte a favorire l'impiego delle nuove leve nella green economy ed agenda digitale.

Poi, vi saranno una serie di misure dedicate alle imprese, quali la previsione di mini-bond per le PMI (una sorta di obbligazione per le società più piccole non quotate, che garantirà un maggior accesso ai mercati). Ideato anche un Chapter 11 all'italiana per le aziende in crisi, che potrà consentire di evitare il fallimento e dare una seconda chance. Previsto anche lo sblocco delle infrastrutture per l'energia, mediante l'assunzione di maggiori poteri a livello centrale.

Nel decreto dovrebbe essere inserita anche la disposizione del Ministro della Giustizia relativa al tetto massimo dei processi, che è stato indicato in sei anni.
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