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Lavoro e crisi, l'artigiano è il più "realizzato"

Economia, Welfare
Lavoro e crisi, l'artigiano è il più "realizzato"
(Teleborsa) - Dal 2008 al 2012 la crisi ha spazzato via oltre 500 mila posti di lavoro.

E' la drammatica situazione fotografata dall'indagine sulle professioni, promossa e finanziata dall'ISFOL e condotta nel 2012/2013 congiuntamente da ISTAT e ISFOL per approfondire la conoscenza sul mercato del lavoro.

I più colpiti sono artigiani e operai specializzati, che perdono 555 mila occupati, mentre aumentano le professioni impegnate in attività elementari sia di produzione sia di servizio, che aumentano di 358 mila unità.

"Elasticità", "creatività" e "resilienza" rappresentano "fattori di protezione" nei confronti della crisi e della perdita di posti di lavoro. Nelle professioni in cui tali caratteristiche sono più diffuse nel 2012 risultano impiegate nel complesso 1 milione e 571 mila persone, pari al 6,8% del totale degli occupati.

Le professioni a maggiore contenuto di elasticità, creatività e resilienza, sono i ricercatori nell’ambito delle science mediche (86,5 in una scala da 0 a 100) e i docenti universitari in scienze biologiche (84,4).

Tra le professioni che offrono buone possibilità di realizzare le aspirazioni professionali si annoverano quelle dell'artigianato, come ad esempio gli artigiani coinvolti nella lavorazione del legno, delle pelli e del cuoio. Chi le svolge riceve anche un buon riconoscimento dei propri meriti (58,2 in una scala da 0 a 100), certamente più di quanto accada a chi svolge una professione di elevata specializzazione (55.2). Queste ultime, infatti, rispetto al riconoscimento dei propri meriti, sono penultime in graduatoria, seguite solo dalle professioni operaie non qualificate.

I meno soddisfatti per la propria condizione professionale sono i telefonisti e gli addetti ai call center (24,5), il personale domestico (30) e i venditori a distanza (30). Seguono, a poca distanza, le professioni tecniche nei musei (32,6), negli uffici giudiziari (34,6) e nell'ambito dei servizi statistici (37), alcune professioni non qualificate come i bidelli (36,6) e gli addetti al lavaggio dei veicoli (37,2), oltre agli addetti ai distributori di carburanti (37,6).

Anche il grande gruppo che comprende dirigenti e imprenditori subisce, nei quattro anni considerati, un deciso calo dell'occupazione, con 449 mila unità in meno (pari a -42,6%), di cui quasi 100 mila solo nell'ultimo anno.

L'occupazione femminile ha registrato un calo evidente (-12,5%) soprattutto tra le professioni tecniche (con la perdita di 231 mila occupate, circa il doppio rispetto agli uomini); al contrario, la presenza femminile cresce più di quella maschile soprattutto tra le professioni dei servizi (+14,1%) e in quelle a bassa qualificazione (+24,9%).

Poca innovazione ma segnali positivi dal comparto della PA.
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