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Coronavirus, J.Crew in bancarotta. Prima vittima Usa tra catene abbigliamento

Prima della pandemia la società aveva già 1,7 miliardi di dollari di debito. Raggiunto un accordo con i creditori

Economia
Coronavirus, J.Crew in bancarotta. Prima vittima Usa tra catene abbigliamento
(Teleborsa) - Cardigan, abiti, cappotti ma anche scarpe e accessori come guanti e cinte. Appaiono ormai lontani i tempi in cui i capi scelti da Michelle Obama facevano schizzare le vendite di J.Crew alle stelle. Il marchio conobbe il suo periodo d'oro durante la campagna elettorale del 2008 dopo che, interpellata su quello che indossava al "The Tonight Show with Jay Lenò", la ex First Lady disse che gonna, top e cardigan (414 dollari in totale) erano di J.Crew esaltandone la convenienza. Già in crisi prima della pandemia il marchio di moda amato dalla Obama ha ora dichiarato bancarotta, divenendo la prima vittima eccellente del coronavirus fra i big delle vendite al dettaglio americani.

Un crollo figlio del "Grande Lockdown" che, con il suo impatto sulle abitudini dei consumatori, è andato a colpire un settore già in difficoltà. Fortemente indebitate e in deciso ritardo nell'ecommerce le grandi catene di vendite al dettaglio americane, complice anche il boom di Amazon, sono, infatti, in crisi da anni. Le prospettive per le catene di abbigliamento non sono rosee neanche in vista della riapertura dei punti vendita. La tendenza, per il prossimo futuro, vedrà i consumatori restii a entrare nei negozi e provare indumenti che altri prima di loro hanno toccato o a loro volta provato. Da qui la possibile accelerazione verso l'online e la decisione di J.Crew di ristrutturarsi attraverso la bancarotta.

Il gruppo, a cui fanno capo i marchi J.Crew e Madewell, ha raggiunto un accordo con i creditori per ristrutturare 1,65 milioni di dollari di debito convertendolo in azioni. Separatamente, – secondo quanto fa sapere J.Crew in una nota – la società ha ottenuto finanziamenti per 400 milioni di dollari dagli attuali creditori di Anchorage Capital. Un'intesa che – come afferma Jan Singer, l'amministratore delegato di J.Crew – "è una pietra miliare nel processo di trasformazione in corso della nostra attività". Se prima che lo scoppio dell'emergenza sanitaria bloccasse le vendite la società aveva già circa 1,7 miliardi di dollari di debito ora, secondo i documenti depositati, si parlerebbe di una cifra compresa tra 1 miliardo e 10 miliari di dollari. Soldi che la Società deve a oltre 25mila creditori.

Già prima della pandemia J.Crew stava progettando un'offerta pubblica iniziale per il suo marchio Madewell, ma – secondo quanto ha riportato il Wall Street Journal – la volatilità del mercato azionario di marzo avrebbe contribuito a far naufragare il piano. In seguito
Bloomberg ha riferito che l'IPO è stata annullata dopo che J.Crew non era riuscita ad accordarsi sui termini dei finanziamenti con i suoi creditori. La Società ha fatto sapere che Madewell rimarrà parte delle partecipazioni di J.Crew anche dopo dichiarazione di fallimento.

"Durante questo processo, continueremo a fornire ai nostri clienti la merce e il servizio eccezionali che si aspettano da noi e manterremo attive tutte le operazioni quotidiane, anche nelle straordinarie circostanze legate a Covid-19 – ha affermato Singer –. Mentre cerchiamo di riaprire i nostri negozi nel modo più rapido e sicuro possibile, questa completa ristrutturazione finanziaria dovrebbe consentire alle nostre attività e ai nostri marchi di prosperare per gli anni a venire". Al termine del lockdown J.Crew prevede, infatti, di riaprire i suoi quasi 500 negozi.




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