(Teleborsa) - "A settembre, il
morale delle famiglie ha mostrato un
parziale recupero dopo il calo di agosto,
quello delle imprese si è deteriorato ulteriormente, soprattutto nel manifatturiero. Ciò conferma la nostra idea di una
tenuta dei consumi domestici, mentre le
incertezze relative al commercio mondiale potrebbero continuare a
pesare sugli investimenti (e sull’export) anche nei prossimi mesi".
E' questo il commento di
Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche di
Intesa Sanpaolo, sul dato Istat sulla fiducia. Mameli ha sottolineato che "difficilmente anche nei prossimi trimestri si andrà oltre una sostanziale stagnazione dell’attività economica nel suo complesso". Infatti, il
PIL non tornerà facilmente "a crescere, soprattutto nella componente degli investimenti (ed export), prima che si sia almeno in parte ridotta
l’incertezza relativa agli
scambi commerciali (ovvero, nella migliore delle ipotesi, a partire dal 2 trimestre del 2020)".
Il
morale dei consumatori, spiega l'economista, è tornato ad aumentare a settembre, a 112,2 dopo il calo a 111,9 registrato ad agosto. Il
miglioramento è dovuto alla
situazione personale degli intervistati (mentre peggiorano le valutazioni sul clima economico nazionale) e alle
aspettative per il futuro (in presenza di una condizione corrente invariata). In merito alla situazione economica del Paese, le famiglie sono più pessimiste riguardo alla situazione attuale, ma più ottimiste per il futuro.
Viceversa, l’indice composito sul
morale delle aziende diffuso dall’Istat è
calato ancora, sia pure in misura modesta. Il quadro per settore è però variegato, in quanto mostra un miglioramento nei servizi e nelle costruzioni (dove il morale fa registrare il secondo valore più elevato da 11 anni), mentre il
calo è dovuto al
commercio al dettaglio e alla
manifattura. IN quest'ultimo settore si è toccato un nuovo
minimo da ottobre 2014.
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I dati sono misti, ma, nel complesso, inferiori alle attese. "Ci aspettiamo che i
consumi anche nel 2020 mantengano il (moderato) tasso di
crescita visto a partire dal 2018, ovvero di circa mezzo punto l’anno, in quanto il
reddito disponibile reale delle famiglie continua a crescere a un
ritmo decisamente più vivace di quello del PIL (circa un punto percentuale l’anno); viceversa, l’anno prossimo ci aspettiamo un
rallentamento degli investimenti, a 0,6% dopo l’1,6% stimato per quest’anno".
L’intonazione ancora espansiva della
fiducia nei servizi e nelle costruzioni - ha detto - per ora
bilancia la debolezza del manifatturiero, con il risultato di
evitare la recessione, ma difficilmente anche nei prossimi trimestri si andrà oltre una sostanziale stagnazione dell’attività economica nel suo complesso.
Infine, sia le famiglie che le imprese manifatturiere mostrano se non altro un
minor pessimismo sulla situazione economica del
Paese in prospettiva futura. Ciò potrebbe essere dovuto alla
riduzione del rischio politico/fiscale/finanziario domestico dopo la
rapida risoluzione della crisi di governo e il miglioramento delle prospettive per il rifinanziamento del debito e la stabilità finanziaria anche a seguito del nuovo pacchetto di misure espansive annunciato dalla BCE.
Nel complesso però, se il rischio domestico si è ridotto,
restano in piedi le incognite legate al commercio internazionale (con la concomitanza, nei prossimi mesi, dell’entrata in vigore delle nuove
tariffe sulla Cina e di un possibile epilogo della
saga di Brexit), che pesano in particolare sul settore manifatturiero e che potrebbero protrarre la fase di sostanziale stagnazione dell’economia fino all’inverno.