(Teleborsa) - Il Dragone fa sempre più paura. L'economia della
Cina, infatti, sta rallentando il passo scatenando il panico sui mercati azionari per le ripercussioni che si avranno non solo sul continente asiatico ma anche sulle economie industrializzate.
Sabato scorso il
Congresso Nazionale del Popolo (NPC) ha fissato il target di crescita per il 2016 al +6,5% contro il +7% del 2015, indicando l'obiettivo più basso degli ultimi 25 anni. Pechino inoltre ha annunciato che intensificherà le misure per il rilancio a scapito del deficit pubblico, che quest'anno raggiungerà il 3% del PIL contro il 2,3% del 2015.
Secondo il primo ministro
Li Keqiang, il Paese deve fare i conti con "grandi difficoltà" e "deve prepararsi a una dura battaglia", aggiungendo che l'economia cinese crescerà del 32% nei prossimi cinque anni.
Molte le dichiarazioni dei politici giunte per calmare gli animi degli investitori. Il vice governatore della Banca popolare cinese,
Yi Gang, ha scongiurato il pericolo di tassi di interesse negativi, dichiarando che le condizioni economiche della seconda economia mondiale "non sono peggiorate".
Il capo della Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo della Cina,
Xu Shaoshi, ritiene invece che "le cosiddette previsioni di un 'atterraggio duro' falliranno sicuramente. Quindi restiamo tutti tranquilli, la possibilità non esiste".