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FED e BCE. Resa dei conti o gioco delle parti?



Si contrappongono due cliché comportamentali, i liberal che più liberal non si può (gli USA) e i freddi ragionatori di un’economia multivariata tendente al localismo (l'Europa). Ma Bernanke e Trichet ci sono o ci fanno? Il presidente della FED difende l'indifendibile schema monetaristico ripudiato perfino dal suo teorizzatore, Friedman, mentre quello dell'Eurotower fa fatica a sostenere uno straccio di prova di forza contro lo strapotere asiatico e lo straripante impeto del minidollaro.

Fatta questa premessa, aldilà delle teorie economiche, i due presidenti vanno a braccetto, con Trichet che cerca di tirare la volata al cavallo di razza americano e, per questo, alimentando il dubbio che i ruoli, funzioni e compiti, oltreché le uscite verbali degli stessi, siano abilmente concertati a livello mediatico e strutturalmente sincronizzati per costringere la supercorazzata cinese a più miti traiettorie economiche.
Il presidente cinese Hu Jintao è l'uomo più potente al mondo perché, secondo la rivista Forbes, "governa un quinto dell'intera umanità e, al contrario dei suoi colleghi occidentali, può cambiare il corso dei fiumi, costruire città, imprigionare i suoi detrattori e censurare internet senza che lo fermino snervati burocrati o i tribunali".

Ad un tentativo di rimappatura mondiale dell'economia secondo il concetto del libero mercato, si contrappone una risposta locale delle singole economie, che agiscono improvvidamente su leve altamente sensibili come i tassi e i cambi. Insomma il principio ispiratore della globalizzazione è sano e inappuntabile, ma il ruolo degli attori partecipanti proprio non si capisce in quanto tutti soddisfano le proprie esigenze in maniera unilaterale. Insomma ognuno fa quello che gli pare.

I grandi consessi economici, successivi alla seconda guerra mondiale, hanno permesso alle economie di lasciare il porto sicuro della convertibilità aurea e sostenere dinamiche econimiche più effervescenti per conquistare maggior benessere per la collettività. Questa visione del mondo è stata, però, sopraffatta da un velocissimo sviluppo di un'economia finanziaria oltre ogni ragionevole previsione, con l'economia del bene reale letteralmente soffocata dall'iperbolico andamento degli indebitamenti statali e privati. Uno scollamento tra percezione e realtà che necessita di un veloce e drastico riequlibrio.

Ecco il nodo. I grandi debitori che si scontrano con i grandi creditori. C'è chi può e chi non può. La Cina può, le economie emergenti asiatiche che hanno sposato il modello economico cinese possono, le grandi economie di area sudamericana possono, l'Europa non può perchè è frammentata e l'unità di intenti è un utopia, gli Stati Uniti non possono perchè il suo modello economico è imploso e la sua ripresa, appena delineata, è fragile e impersistente.

Alla luce di questo apparente disordine è quindi più che lecito avanzare dubbi su Bernanke e Trichet, sul fatto che l'uno si contrapponga all'altro. La realtà potrebbe essere invece quella del gioco delle parti, dell'uno accanto all'altro, perchè l'impotenza di entrambi ad agire in modo efficace sullo stato delle cose è cronica e a volte ridicola. Una poltrona per due insomma.


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