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Abituati da sempre al potere sottotraccia



Siamo il paese delle catacombe, delle grotte e delle spelonche, laddove nel corso dei millenni si svolgevano consessi a difesa del futuro potere. Siamo il paese dei carbonari e della carboneria, nei cui nascondigli si forgiava l'Italia e si scriveva la storia dei futuri vincitori.

Siamo il paese dove tutto il potere si sviluppa sottotraccia, ma non è dato di sapere i fatti che bollono in pentola a tali profondità, se non quando i miasmi affiorano e, per cosi dire, i fatti sembrano perder consistenza e diventare "liquidi". Liquidi nel senso dell'assenza di connotati certi; nel senso che tutto può essere, oppure niente. Nel senso della mancanza di riscontri oggettivi a riprova di quanto fatto, ma solo detto.

E' l'equivoco del potere sottotraccia e la cosidetta "P4" ne è l'emblema. Si può dire tutto e provare niente, ma tant'è. Chi se ne frega della rispettabilità. La P4 non è l'epilogo di un sistema scoperchiato, ma un modo di essere di cui è intrisa l'enclave statale, politico-istituzionale e dei suoi boiardi. La malfatta ricostruzione di un giardinetto ove coltivare i propri interessi e magari "segare" quelli altrui.

Statale, non privato, perchè le ultime aderenze tentate con l'ingresso di Geronzi in Generali sono prontamente estirpate. Gli amici degli amici nel privato non hanno più spazio; nel pubblico invece sì e se gli anticorpi alla becera ed invasiva cafonaggine del dominio pubblico sono un optional, allora diventa duro curare la malattie che affliggono la cosa pubblica italiana.

L'SPQR di duemila anni fa oggi potrebbe suonare come SPQI; già ma duemila anni fa il termine candidato riconduceva alla tunica immacolata di chi si PRESTAVA alla gestione della cosa pubblica. Oggi per parecchi quella tunica non è poi così immacolata e per quasi tutti (?), il termine PRESTATO, sarebbe disonorevole. Asciugare il pantano in cui si muove la P4 sarebbe una vergogna, così come vergognoso sarebbe perdere i riferimenti fiduciari a cui abbandonarsi, i cosidetti saggi, il più delle volte presunti, a cui i politici si rivolgono in modo acritico per ricevere un aiuto o una guida spirituale.

Andiamo a votare che è meglio e rasiamo l'Italia dei faccendieri. Ridiamo spazio all'integrità.

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