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La resa dei conti



Tutti gli Stati sovrani sono alle prese con una crisi dai morsi durissimi. Tutti sono alle prese con strategie di riordino dei conti pubblici e di revisione dei costi dell'apparato produttivo. Tutti combattono la disoccupazione. Tutti sono in affanno e tutti hanno ben presente che la risoluzione dei problemi passa anche attraverso la credibilità internazionale.

Ma mentre la Spagna ha trovato l'accordo parlamentare sull'introduzione nella costituzione Iberica del pareggio di bilancio, l'Italia resta invischiata in una situazione grottesca di difficile risoluzione. Non è un caso che i mercati si fidano di più dell'azione di risanamento spagnola, come testimoniano i rendimenti dei Bonos rispatto ai BTP italiani.

L'instabilità finanziaria è oramai una caratteristica mondiale, ma ci sono buone ragioni per differenziarne le cause tra i diversi Stati, perchè ce ne è una, esclusivamente italiana, che rende tutte le cose un po' peggiori e cioè la cronica mancanza di serietà politica nel risolvere le situazioni complesse a scapito della credibilità internazionale.

E' un bel pezzo che il sistema Italia è sotto la lente di ingrandimento degli organismi economici internazionali; è un bel pezzo che veniamo costantemente richiamati all'ordine e che la BCE pone dubbi sulla capacità del nostro governo di mettere le cose, se non a posto, sulla giusta via. Beh... ultimamente i dubbi non sono stati dispersi, anzi, i mercati hanno percepito questa recrudescenza lanciando un profit-warning sui titoli del debito italiano e di conseguenza sulle banche e sull'intera economia tricolore.

Non è un caso che l'Italia sia stata inserita in una black list e che, in questa, il nostro paese sia posto tra i primi dieci Stati prossimi al fallimento nei prossimi cinque anni. Una graduatoria stilata da CMA Vision che stima in 310 miliardi di Euro l'ammontare dei CDS stipulati dagli investitori istituzionali in giro per il mondo, per assicurarsi da un default del nostro debito statale.

L'intervento della BCE, che continua a drenare titoli Italiani e Spagnoli, porta solo ad una calma apparente, perchè gli interventi non possono continuare all'infinito e l'ammontare drenato è gia stimato in oltre 200 miliardi di Euro, per titoli che il mercato internazionale giudica rischiosi; c'è da capire, quindi, che un inasprimento della situazione aggraverebbe il bilancio della stessa BCE con reazione degli altri Stati membri, Germania in testa.

Il "too big to fail" non vale più. 1900 miliardi di debito pubblico che valgono oltre l'intera somma di quelli di Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda, sono troppi e se le cose peggioreranno c'è da ster sicuri che l'Italia verrà lasciata al proprio destino, perchè la BCE non ha i 400 miliardi, stimati da più parti, da buttare nel pozzo senza fondo del debito italiano.

Insomma, non è per capriccio che la stessa BCE abbia disapprovato i quattro giri di valzer fatti dal governo, tanti quante sono state le bozze di manovre stilate e con l'ultima che, se fosse stata proposta qualche anno fa, sarebbe passata come una finanziaria di estrema sinistra tesa a dissanguare il popolo sovrano. Una manovra con connotati di centro-sinistra, fatta propria da un governo di centro-destra, indica chiaramente che non c'è un orientamento politico e che l'azione di governo non è chiara, oltrechè sbarrata dalle lotte di potere tra le diverse anime degli schieramenti.

Insomma siamo alla resa dei conti, in tutti i sensi, sperare in uno scatto d'orgoglio sarebbe esercizio sprecato, siamo costretti a tirar fuori dal baule, in soffitta, la registrazione di Italia-Germania 4-3 ed incrociare le dita.

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