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Il tentativo perverso delle banche centrali di sostenere l'economia


Il Dow Jones ieri è sceso di oltre 100 punti, probabilmente non perché gli operatori volessero vendere azioni, ma perché nessuno pensava ad un buon motivo per acquistarle. La stessa considerazione, di questi tempi, vale anche quando sale di 300 punti e cioè, probabilmente, perché qualcuno non vuole davvero comprarle le azioni, ma comunque non pensa ad un buon motivo per venderle. In breve, i mercati finanziari cercano di cavarsela, nonostante la zona Euro sia ancora in crisi e le finanze di molti governi nel mondo occidentale siano ancora nel caos.

Una delle voci più interessanti del momento è che la Federal Reserve sta cercando disperatamente di sostenere Bank of America, scesa per la prima volta sotto i 5 dollari dal 2009, con il pretesto di aiutare a "salvare l'euro". Già perché le quotazioni di Bank of America, in cui ricordiamo Warren Buffet ha immesso un'imponente liquidità, sono l'ago della bilancia di un delicatissimo meccanismo che, se si inceppasse provocherebbe un effetto domino di grosse proporzioni, perché alcune istituzioni non possono detenere grossi stock di azioni sotto i 5 dollari, così è stato necessario acquistare a piene mani Bank of America all'inizio di dicembre per non far rompere il giocattolo.

Ma l'artificioso aumento delle quotazioni di BoA e di altre grosse istituzioni finanziarie si è di fatto volatilizzato nel breve giro di due settimane, segno evidente che sui mercati c'è un serrato scontro tra la cavalleria istituzionale a difesa di Fort Apache e gli speculatori e la lotta è tutt'altro che finita. Le notizie positive per l'Europa, poi, sono molto poche e tutte riguardano il buon esito del collocamento dei titoli governativi Spagnoli, Italiani e Portoghesi.

Ma perché le banche europee e americane, gia al limite della sopravvivenza finanziaria, dovrebbero esporsi oltre misura assorbendo ingenti quantitativi di titoli rischiosi? Per due motivi, il primo è che le banche hanno un grande interesse a prevenire i prezzi dei titoli sovrani già in loro possesso, evitando di fatto altre cadute. L'altro è che grazie alla Federal Reserve, le banche americane hanno ora accesso a condizioni di favore attraverso le linee di swap per finanziamenti illimitati che la FED ha annunciato il 30 novembre; la stessa cosa avviene per le banche europee con linee di credito agevolato a 3 anni da parte della BCE, insomma un bel "Quantitative Easing" dalla porta di servizio.

In definitiva possiamo definire queste manovre come uno sforzo sinergico clandestino prodotto dalla FED e dalla BCE, ma le banche in difficoltà in America ed in Europa sono turbate oggi come lo erano all'inizio di dicembre e comunque più di tre anni fa, quando la FED stessa si trasformò in banca di salvataggio e adesso lo stesso sta facendo la BCE. La quantità di denaro che i governi chiedono è sconcertante e se i privati non parteciperanno allo sforzo sottoscrivendo titoli, questo sforzo dovranno farlo le banche centrali: il rischio è che questo porterà inevitabilmente a stampare nuovo denaro e a svalutare le monete.

Quindi non è né un problema di tagli, né di manovre. Secondo l'OCSE i governi dovranno prendere in prestito 10.400 miliardi di dollari entro il 2012; di questi la maggior parte sono richiesti dai governi Europei, ma anche gli USA, che sono alle prese con il problema dello sfondamento del tetto del debito pubblico, hanno titoli di debito in scadenza per 5600 miliardi di dollari, da rifinanziare per i prossimi 4 anni.

Tutti questi soldi da dove arriveranno? E' difficile dirlo, ma sicuramente non dai privati cittadini che cercano di parcheggiare la loro liquidità in investimenti protetti e sicuri. Non ci sono abbastanza persone con denaro reale disposte a prestarlo a governi in fortissima difficoltà. Quindi, al fine di colmare questa lacuna di 10.000.000.000.000 di finanziamenti, dovremmo aspettarci alcuni programmi di allentamento quantitativo e altre forme similari, compresa quella di stampare moneta. Il problema è che la FED può farlo, ma la BCE no.

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