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Il curioso strabismo del Governo Monti


Il Governo Monti ha una strategia ispirata da due "M": quella tedesca da una parte e quella americana dall'altra. La prima è rappresentata dal rigore finanziario richiesto dalla Cancelliera Angela Merkel, la seconda è rappresentata dalla liberalizzazione del mercato del lavoro e delle relazioni industriali sostenuta da Sergio Marchionne, Ceo di Fiat-Chrysler. Si tratta di affermare la piena libertà dell'imprenditore di contrattare direttamente a livello di azienda, superando il vecchio armamentario rappresentato dai contratti nazionali di lavoro e dal reintegro automatico nel posto di lavoro per i licenziamenti motivati da ragioni economiche rivelatesi insussistenti. Uno schema liberista fatto proprio dallo stesso Ministro del lavoro Elsa Fornero che, nel documento di presentazione della "Riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita", ha fatto riferimento alla necessità di estendere l'innovazione anche ai licenziamenti collettivi per i quali è oggi previsto il reintegro nel posto di lavoro nel caso che siano viziati, salvo l'indennizzo monetario.

All'apparenza non sembrerebbe affatto strano procedere parallelamente su entrambe queste strade, dando retta sia alla Merkel sia a Marchionne: finanze pubbliche in ordine e mercato del lavoro flessibile non sarebbero obiettivi incoerenti tra loro, ed anzi sono ambedue fortemente desiderabili. D'altra parte, come più volte ha sostenuto lo stesso Presidente Monti, la flessibilità del mercato del lavoro ci viene richiesta dalle multinazionali, come condizione per investire in Italia.

C'è invece una vistosa inconciliabilità, sia sul piano economico sia sotto il profilo del modello sociale, tra il rigore monetario e finanziario tedesco ed il liberismo americano nelle relazioni industriali. La severità tedesca in materia di emissione di moneta, pareggio dei bilanci pubblici e divieto di prestiti agli Stati da parte della Banca centrale europea è bilanciata da una profonda cooperazione tra capitale e lavoro: l'intero sistema socio economico tedesco si fonda sull'economia sociale di mercato e sulla partecipazione dei sindacati alla gestione aziendale. Al contrario, il sistema americano prevede una estrema libertà dell'imprenditore nell'assumere e nel licenziare, al di fuori da qualsiasi schema di partecipazione sindacale, bilanciata da un duplice obiettivo istituzionalmente affidato alla Federal Reserve: controllare la dinamica inflazionistica e sostenere la crescita economica, fissando i tassi di interesse in modo da poterla favorire e sottoscrivendo direttamente il debito del Tesoro. Nel sistema tedesco c'è una assoluta ortodossia monetaria, bilanciata da una profonda cooperazione tra capitale e lavoro; nel sistema americano c'è una assoluta libertà dei rapporti di lavoro, bilanciata da una ambivalenza della politica monetaria.

C'è quindi una chiara simmetria in ciascun sistema. I tedeschi sanno bene che una politica monetaria che abbia come unico obiettivo il controllo dell'inflazione può condurre, durante i periodi di crisi, a situazioni socialmente inaccettabili in termini di sottooccupazione strutturale: queste situazioni vengono affrontate redistribuendo il lavoro richiesto dal sistema produttivo tra il numero più ampio possibile di cittadini, con una cooperazione tra imprenditori e sindacati che comporta spesso la riduzione proporzionale tra tutti del salario e delle ore di lavoro, finchè la situazione di crisi non cessa. In questo modo, il sacrificio economico richiesto ai lavoratori viene ripartito, riducendo il più possibile il ricorso ai licenziamenti. Gli americani hanno adottato una strategia diversa, insieme liberista e keynesiana: lasciano alle imprese la più ampia libertà di assumere e di licenziare ma, per ovviare alla inaccettabilità sociale di una situazione di sottooccupazione strutturale derivante da una crisi economica, consentono alla Fed di allentare la politica monetaria e di finanziare direttamente il debito pubblico. Rimedi che fanno rabbrividire chi segue l'ortodossia tedesca. Nel modello socioeconomico americano, il sacrificio si concentra su coloro che vengono licenziati, dando modo alle singole imprese di riequilibrare velocemente i costi e di recuperare i margini di profitto, ma si può intervenire a livello macroeconomico e finanziario se la ripresa non si riavvia automaticamente. Ed è esattamente questa la strategia dell'Amministrazione Obama, che da quattro anni stimola l'economia con un deficit di bilancio pari al 10% del pil e della Fed che ha comprato titoli del Tesoro e manterrà il tasso di sconto allo 0,25% fino al 2014.

C'è quindi una sostanziale inconciliabilità tra il modello tedesco e quello americano, che comunque hanno al loro interno una intrinseca coerenza. Il modello cui si sta ispirando il Governo Monti mutua dal sistema tedesco solo il rigore finanziario e da quello americano solo il liberismo nelle relazioni industriali: uno strabismo pericoloso, curiosamente inconsapevole, che ci fa correre il rischio di finire fuori strada.
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