Facebook Pixel
Milano 18-mar
33.940,96 0,00%
Nasdaq 18-mar
17.985,01 +0,99%
Dow Jones 18-mar
38.790,43 +0,20%
Londra 18-mar
7.722,55 0,00%
Francoforte 18-mar
17.932,68 0,00%

Una ricognizione a corto raggio

Dall'Italia di De Gasperi ed Einaudi ai politici di oggi.

Gli attuali fatti italiani altro non sono che l'epilogo di un percorso iniziato quasi 70 anni fa alla fine della seconda Guerra Mondiale. Una guerra persa a cui seguì una lunga occupazione Americana. Fummo aiutati, è vero, e fummo anche fortunati di essere ricaduti sotto la bandiera a stelle e strisce statunitense, e il ruolo e la posizione italiana giocarono un'importante funzione con l'approssimarsi della guerra fredda. Il piano Marshall ci aiutò a reperire denaro per rimettere in piedi il nostro paese ed aiutarlo a venir fuori dal pantano dell'immediato dopoguerra che aveva seppellito la totale capacità produttiva del nostro paese.

Il possibile sbaglio di una svolta a sinistra, sotto l'Unione Sovietica, sarebbe stato possibile leggerlo solo mezzo secolo dopo, assistendo al disgregrarsi dell'Europa dell'Est e alle disastrose condizioni di quegli Stati finiti sotto il calcagno comunista sovietico. Lo spinta che ne ricavammo fu giusta per intraprendere un decennio di continua crescita ed entrare negli anni '60 in regime di diffuso benessere. Si costruirono case, fabbriche... Le prime automobili di massa e le prime vacanze al mare o in montagna, non più una semplice villeggiatura nella vecchia casa contadina dei nonni.

Era questa l'Italia lasciata da De Gasperi e tenuta insieme sulle fondamenta dal presidente Einaudi. Un paese con forti tensioni sociali ancora da smaltire, ma sicuramente laborioso e orientato verso una sana industrializzazione a sostegno di un sistema economico di stampo liberale e potenziato da solidi valori morali.

Alla morte di De Gasperi il sistema si annodò alla ricerca di nuovi stimoli schiacciati, però, sotto le statalizzazioni di fatto avallate dai nuovi aggregati politici di centro sinistra che fecero evaporare i tesoretti accumulati nei vent'anni precedenti per le prime dazioni e provvedimenti. Eserciti di dipendenti pubblici e la gratuità di un infinito spettro di servizi e prodotti, le pensioni baby e i dipendenti delle aziende private decotte scaricati sul carrozzone pubblico.

Quando il fondo fu ben raschiato iniziarono a perpetuarsi le famigerate "una tantum" e le accise sui carburanti per drenare risorse dagli scopi più disparati, dai rinnovi contrattuali degli autoferrotranvieri alle sovvenzioni per catastrofi naturali, che tali rimasero, negli effetti, per i lustri successivi.

Alla fine degli anni '70 il debito pubblico esplose ed andò fuori controllo, alimentato in modo infernale dalle stesse tasse degli italiani che erano il carburante per mantenere strutture clientelari in aziende e amministrazioni decotte, rendendo vani i continui tentativi di riportarlo nella sua orbita naturale, laddove si sono avvicendate tutte le facce dei politici ben note agli italiani; di tutti i tipi e di tutte le correnti, perché tutti ci hanno messo le mani, in un modo o nell’altro; sempre le stesse facce e sempre con l'intento del fallimento ad oltranza. Le stesse che tentano di ripresentarsi alla competizione elettorale con la memoria corta.

Altri Editoriali
```