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Fissazioni tipiche della natura umana

Qual'è la più primitiva ragione per cui si è disposti a combattere? Semplice, è la fame.

Il dubbio di essere sull'orlo di una nuova crisi finanziaria è tutt'altro che irrealistico. Come specificano gli specialisti di Wall Street, migliaia di miliardi di dollari di debiti saranno ristrutturati ricorrendo alle più disparate alchimie finanziarie con i risparmiatori di mezzo mondo, finanziariamente orientati alla prudenza, i quali rischiano di veder evaporare una rilevante percentuale del loro potere d'acquisto, proprio nel momento sbagliato nella loro vita. Si dirà ancora una volta che la storia si ripete e che il mondo non finirà, ma il tessuto sociale delle nazioni più esposte ne uscirà sfilacciato e in alcuni casi strappato.

Questo potrebbe essere il risultato di un momento di alta entropia economica, erroneamente sostenuta fino al disgraziato momento dell'epilogo. Da qui parte il processo cognitivo che, alla fine di una lunga, quanto consapevole e dolorosa riflessione, porta a valutare l'evento bellico come un'inevitabile conseguenza dell'attuale situazione economica mondiale.

Ad oggi sono attivi molti focolai di rivolta che, rimando localisti convinti, rischiano di infiammare tutta l'area mediorientale e quindi, come tali, sono sempre sotto stretto monitoraggio. Ma c'è di più, la situazione mediorientale si propone anche come fonte di rischio, non foss'altro per la vicinanza geografica, per un pericoloso ritorno di fiamma in Europa, impegnata allo spasimo per contenere l'enorme massa debitoria accumulata nel corso dell'ultimo ventennio. Insomma una bomba innescata, perché aggiungendo la variabile "debito", la situazione complessiva tende a peggiorare e alla fine finisce per scoppiare.

Come dice Jim Rogers, socio storico di Soros nella gestione del mitico Quantum Fund, "A quel punto ciascuno va a cercare i capri espiatori. I politici danno la colpa agli stranieri e ci troviamo nella seconda guerra mondiale o in una qualunque guerra mondiale". In sintesi, la guerra vista come risposta fisiologica alla crisi economica.

La più importante e più primitiva ragione sociale per cui la storia ci mette di fronte la possibilità di un evento bellico è la fame. Un elemento che da solo è in grado di accendere la fiamma dei disordini sociali, è il cibo che, per l'alto costo, diventa bene primario inaccessibile. Non è fantascienza, è uno scenario teorizzato dagli esperti del Complex System Institute di Cambridge, che hanno svelato un modello che spiega come le più acute pressioni sociali, siano sempre scaturite, storicamente, in coincidenza con gli alti costi alimentari.

Per miliardi di persone, residenti nei paesi più poveri, il cibo copre l'80% della spesa giornaliera e quando i prezzi aumentano, non permettendo di poterlo acquistare, ecco che scoppiano le rivolte. Quasi come un processo di azione e reazione. L'indice che ne traccia graficamente l'andamento e calcolato dalla FAO, oscilla oggi tra i 210 e i 216, ossia a ridosso dei massimi segnati di recente in area 240.

Secondo il CSI il prezzo degli alimenti, visti i chiari di luna e l'oggettiva situazione climatica, è destinato ad aumentare e nel report stilato nel 2011 gli studiosi predissero che il periodo cruciale sarebbe stato ad agosto 2013, mettendo a rischio la stabilità sociale dell'intero pianeta.

E' la fame bellezza e sta arrivando. Qualcuno cavalcherà l'onda anomala dei mercati finanziari, in tanti perderanno mentre guadagneranno in pochi, ma il mondo ci perderà... e parecchio.

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