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Il buio oltre la siepe

I giochi elettorali sono ufficialmente aperti: tutti a rincorrere poltrone e ruoli da perpetuare.

Quel che ci aspetta lo sappiamo già; dalle urne uscirà un fronte politico frammentato da destra a sinistra che non garantirà la governabilità, costringendo il vincitore a cercare i puntelli necessari per metter su una coalizione dai piedi d'argilla, inaffidabile e senza futuro. Monti stampella di Bersani o viceversa poco importa; la nota stonata sarebbe invece Fini, che in groppa a Monti e per interposta persona, entrerebbe a pieno titolo e senza pudore nell'enclave della sinistra democratica; come dire, il diavolo e l'acqua santa.

I sondaggi sottolineano una frammentarietà ai limiti del melting pot, un amalgama di tante correnti politiche che non impedisce l'individuale riconoscimento delle proprie radici ideologiche. Senza tanti voli pindarici, dopo le elezioni saremmo messi così, in un caso o nell'altro e cioè, sia che vinca il PD, sia che prevalga il PDL. Il duello si farebbe furioso per conquistare la maggioranza al Senato e i numeri dei sondaggi, a oltre quaranta giorni dalla tornata elettorale, non favoriscono nessuno dei contendenti.

L'obiettivo più facile da raggiungere sarebbe, invece, quello di schiacciare l'avversario sotto la soglia del recupero fisiologicamente impossibile, tanto da renderlo inoffensivo. Bersani contrapposto a Berlusconi, quindi, ma in fin dei conti non sarebbe proprio così, perché l'avversario da battere, per Berlusconi, è Monti, che invece, per strategie condivise con i cugini di sinistra, avrebbe il compito di intercettare voti da portare in dote alla futura coalizione; quindi solo per questo concetto il PDL si deve aiutare da solo e strappare con i denti il consenso degli elettori, perché, sempre in base agli attuali numeri dei sondaggi, il partito del Cavaliere è praticamente tagliato fuori dai giochi, pur contando i numeri della Lega.

Insomma, lo scenario che più probabilmente uscirà dalla urne è quello di una coalizione, ancora in divenire, che si autoreferenzia in nome dell'attuale presidente del consiglio che si ritroverà nuovamente sullo scranno di Palazzo Chigi, ma questa volta con il riconoscimento politico per andare in Europa senza il fardello del tecnocrate privo del consenso popolare. Questo è quanto potrebbe accadere con buona approssimazione, senza scostarci più di tanto da scenari maggiormente condivisi.

Viene difficile pensare il contrario, per cui solo Berlusconi, come al solito, sarà arteficie del proprio destino politico. Questa volta il Cavaliere è libero di andare dove vuole, impostare la campagna elettorale che meglio crede, scaricare anche i suoi Colonnelli e questo perché l'alleato leghista, perdendo gran parte del potere contrattuale di un tempo, si aggrappa al Cavaliere per essere traghettato al di là della sponda di un fiume, agitato e profondo, che solo Berlusconi, indomito com'è, può navigare.

Ecco, quello che ci attende lo sappiamo, ma quello che non sappiamo è ciò che si sta delineando oltre l’orizzonte, e cioè un passettino oltre limite, là dove l’occhio finisce di vedere e dove, invece, inizia l’immaginazione e questo sì che potrebbe spaventarci.

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