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A caccia di rane

Il sistema politico, quello di professione, non si arrende. Sono tutti lì, dicono sempre le stesse cose e noi li stiamo ancora a sentire.

Le ideologie politiche sono tutte accomunate dall’essere verticali e i partiti politici, tradizionalmente intesi, si aggregano intorno alla loro essenza e al modo di vedere il mondo, traducendo in azione la filosofia di fondo. Per cui è raro, se non impossibile, trovare d’accordo destra e sinistra, conservatori e progressisti, democratici e repubblicani. Le differenze si stratificano divenendo impossibili da abbattere e definiscono, a priori, i criteri di appartenenza all’uno o all’altro schieramento. Ed è proprio la stratificazione delle idee e della contrapposizione il crocevia dell’umana incapacità a reagire al deterioramento politico, ad assumere idee innovative per contrastarlo e che dovrebbero avere poco rispetto al razionale impigrimento o, se vogliamo, alla maggior condivisione di un consenso ricercato sempre più in modo falso e artificioso.

Per chi non conoscesse la metafora della rana nella pentola ricordiamo che è una teoria empirica secondo la quale se metti una rana in una pentola d'acqua bollente, la rana salterà fuori all'istante e sopravviverà, ma se la metti in una pentola d'acqua fredda e poi accendi il fuoco, l'acqua si scalderà lentamente e alla fine la rana morirà bollita perché non riuscirà a capire quando è il momento di saltare fuori.

La metafora calza a pennello con la situazione attuale, laddove la disputa politica, in prossimità delle elezioni, continua a perpetuarsi sugli standard cialtroneschi che l’hanno sempre contraddistinta; gli schieramenti si ripresentano “unti e bisunti” allo stesso modo, sventolando le solite cose da fare e che per uno strano sortilegio, mai pienamente compreso, non si sono mai fatte. Programmi da attuare stralciati, rubati e scopiazzati; schieramenti che perdono i pezzi cammin facendo e pressoché totale latitanza di un nuovo che dovrebbe farsi largo e rispondere al muro di mani tese che chiede a gran voce il cambiamento.

E che succede invece? Succede che a fronte della ventata di cambiamento che si chiede per l’ennesima volta, la lobby della politica professionale reagisce a modo suo. Lo fa con la forza, denigrando l’avversario, lo fa quando può con azioni che spesso sfuggono all'attenzione dei più, ma anche e soprattutto con la comunicazione, infervorando gli animi sulle differenze percentuali tra uno schieramento e l’altro o seppellendo le idee innovatrici sotto gli slogan più inflazionati.

Il problema è che la rana in questo caso siamo noi, sessanta milioni di persone riunite in gruppi di interesse, imprese, città, associazioni, ognuna con i propri interessi da difendere e privilegi da conquistare o mantenere. Per cui davvero non si riesce ad immaginare come si troverà il coraggio di superare tutti questi interessi contrapposti per saltare fuori dalla pentola. Avanti tutta... rane bollite.

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