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Next generation

Va ripensato il modo di comunicare ai giovani.

Scoraggiati e depressi. I giovani d’oggi sono così. Poco per volta, a piccole dosi, portati a pensare che non ci sia nulla per cui lottare, nulla per cui sperare e forse addirittura nulla in cui credere.

Oggi i giovani, prima che vivere il dramma reale della crisi economica e di valori, ne vivono i fantasmi, messi in prima pagina, sbandierati in tv e programmati dallo stillicidio quotidiano di allarmi e proclami. Il risultato è una paura giovanile dilagante che porta i giovani a rifiutare essenzialmente la vita in tutte le sue dimensioni: dall’impegno quotidiano per la scuola, passando per la partecipazione in famiglia e in società, fino alla costruzione di progetti.

Sono più che mai in balia di una comunicazione sbagliata che tende a soffocare l’impegno nella realtà e la dedizione all’esistenza. Crisi, recessione, immoralità e morte. Ma quanto si parla di morte.
Morte dei sogni, delle relazioni, dei valori. Le parole sono il pericoloso strumento con cui sempre più spesso i media amplificano la cultura della morte, che finisce per convincere i giovani dell’assenza di ragioni valide per cui lottare o sognare, chiudendoli alla vita. Bisogna tornare ad entusiasmarli testimoniando il futuro ed orientarli verso la parola “vita”, per ricominciare a credere nel domani e a lottare ogni giorno per costruirlo.

Toccare altre corde, perché i giovani ci devono credere, Volare Alto si può.
Assecondare e mai negare uno sguardo utopico alla realtà; ciò vuol dire ragionare per assoluti e, in astratto, sulle cose reali. Solo chi vola alto arriverà a realizzare quel progetto e se non lo realizzerà del tutto, poco importa, ne uscirà comunque migliorato e fiducioso in sé stesso; questa è la prima sfida di ogni genitore, educatore e politico. La più impegnativa. Volare alto in un mondo in cui tutti ripetono di navigare a vista.

E poi Ricominciare; vale di più chi mille volte sbaglia e si rialza, rispetto a chi è perfetto e cadendo riesce a rialzarsi. La vita è anche errore; a volte si prendono male le misure e qualcosa va storto, si cade nel tranello o nell’imprevisto.
Bisogna saper metabolizzare le delusioni, perché senza consapevolezza e spirito di sacrificio, non c’è cultura della vita e capacità di continuare a sperare per costruire.

La cultura del Talento e dell'educazione; senza di questo non si può fare nulla, tantomeno fare quello che si pensa e che si dice, quello che viene dal di dentro.
I giovani aperti alla vita non si nascondono dietro le giustificazioni, non hanno un volto per la loro vita pubblica e uno per quella privata, come d’altronde troppo spesso viene insegnato loro dagli adulti.

E infine Amore e Cuore.
L’amore si educa, è la molla che apre alla vita. No all’egoismo e all’individualismo della nostra società, ma autostima e coraggio e amore verso sé stessi. Il cuore, senza indulgere al romanticismo, significa qualcosa di molto pragmatico, cioè la centralità della persona.

Il cuore è la riserva da cui attingere forza, il libro su cui sono scritti i cromosomi che ci rendono quello che siamo... o che dovremmo essere.
Che tristezza, tutto è inaridito intorno alla parola vacua e scoraggiante oggi di moda e le radici di tutto ciò vanno ricercate nel disarmo morale dell'ultimo quarto di secolo.
Una cultura dell’arricchirsi alla svelta, di un consumo insensato e di un indebitamento squilibrato che ha corrotto la vita pubblica.
I giovani sono stati educati a sguazzare nella auto-gratificazione. E questa situazione è comune a tutto il mondo occidentale. Si rifà a questioni fondamentali di filosofia morale, di ciò che siamo come esseri umani. Ed è qui che dobbiamo ricercare la via d'uscita dal vicolo cieco. Ripensare il modo di comunicare ai giovani, educarli a una sana e lucida follia.
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