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La Riforma del lavoro è legge, non scema la polemica sulla Fornero

Economia, Welfare
La Riforma del lavoro è legge, non scema la polemica sulla Fornero
(Teleborsa) - La Riforma del lavoro diventa legge, con tutte le sue contraddizioni, a dispetto delle tensioni che hanno preceduto il suo perfezionamento. Una riforma che, per la verità, non trova una grande coesione, tanto che Confindustria ha più volte ribadito un giudizio negativo su diversi aspetti. La reazione dei sindacati è anche più netta e dà un voto decisamente insufficiente alla riforma.

Il Ddl lavoro, in realtà, non ha persuaso neanche tutte le parti politiche, almeno quelle che compongono l'ABC, tanto che è passata grazie all'allontanamento dei deputati del Pdl, che hanno preferito non votare un provvedimento su cui non credono sino in fondo.

Cosa cambia con la riforma? Il punto focale e più dibattuto è l'articolo 18, mutato profondamente dopo 40 anni di servizio. Questo è il anche il punto più dibattuto con le parti sociali, che si sono sempre opposte alla sua modifica. Con la nuova legge sarà molto più facile licenziare, soprattutto nell'ipotesi di crisi aziendale e difficoltà economiche, mentre il reintegro resta solo per casi di manifesta discriminazione. Maggiore la discrezionalità del giudice.

Mutano anche i contratti di lavoro, favorendo la convenienza del tempo indeterminato rispetto a quello determinato. Centrale anche il ruolo del praticantato che rappresenta uno dei capisaldi della flessibilità in entrata.

Infine, cambiano gli ammortizzatori sociali, con l'introduzione della nuova Aspi, che si propone di sostituire completamente entro il 2017 i sussidi di mobilità e disoccupazione.

La riforma del lavoro non è perfetta. Lo ha ammesso più volte anche il Ministro Fornero e lo stesso Premier Mario Monti ha promesso che vi saranno degli aggiustamenti dopo la sua approvazione, soprattutto sotto il profilo esodati. Tuttavia, le ultime dichiarazioni del Ministro del Welfare al Wall Street Journal hanno sollevato una vera e propria polemica, che fatica a scemare, nonostante la rettifica arrivata dalla Fornero. "Il lavoro non è un diritto" avrebbe detto il Ministro al quotidiano americano, anche se poi ha precisato che si riferiva al posto e non al diritto al lavoro in sé. Una traduzione sbagliata? Il risultato non cambia e la polemica resta aperta, perché il diritto al lavoro (posto o azione che dir si voglia) trova posto all'articolo 1 della costituzione, primo fra i diritti fondamentali del cittadino.
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