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Caso Stamina, guerra aperta tra Vannoni e Nature

Salute e benessere, Scienza e tecnologia
Caso Stamina, guerra aperta tra Vannoni e Nature
(Teleborsa) - E' bufera su Stamina, il controverso metodo terapeutico a base di cellule staminali in procinto di essere ufficialmente sperimentato, e sul quale moltissimi pazienti affetti da malattie degenerative ripongono grandi speranze.

Ad accendere la miccia una stroncatura della rivista Nature, secondo la quale il metodo, inventato da Davide Vannoni e proposto in esclusiva dalla Stamina Foundation Onlus, è "un plagio del tutto inefficace".

In particolare, ad essere plagiate sono due immagini allegate alla richiesta di brevetto in USA. In particolare, spiega la rivista scientifica, una foto inviata dalla Fondazione Stamina proverrebbe da un esperimento pubblicato nel 2003 da scienziati ucraini sulla rivista Russian Journal of Developmental Biology.

Ma il problema va al di là del plagio. La foto incriminata mostra due neuroni appena formatisi da cellule staminali mesenchimali (presenti soprattutto nel midollo osseo). In natura tali cellule possono dare vita solo a ossa, pelle e cartilagini. Vannoni sostiene di poter accelerare la trasformazione di queste staminali in neuroni, e non in diversi giorni, come invece sostenuto dai ricercatori ucraini, ma in "due ore", immergendole in alcol etanolo e acido retinoico.

Questa tesi era stata allegata, assieme alla foto, alla domanda di brevetto inviata in USA. L'Ufficio Brevetti l'aveva parzialmente respinta, con una procedura che consente la ri-presentazione. Gli esaminatori americani avevano giudicato la pratica troppo oscura e generica, rilevando che normalmente l'etanolo uccide le cellule in vitro.

Anche un'altra foto di un neuroblasto sarebbe uguale a quella di un esperimento dello stesso team ucraino pubblicata nel 2006.

Non si è fatta attendere la riposta di Vannoni. Sulla propria pagina di Facebook il professore ha parlato di articolo che "rasenta il patetico". "Si rifà alle solite domande di brevetto per dire che due foto su 5 sono state prese dagli articoli dei russi che hanno collaborato con noi e da cui nasce la radice della metodica Stamina".

"Almeno si fosse letta la bibliografia della domanda di brevetto avrebbe trovato l'articolo della nostra collaboratrice russa Elena Shegelskaya da cui sono state tratte le due immagini: altro che plagio", spiega.

Poi, l'ultimatum al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: "se vuole dare seguito a quanto deciso dalle Camere dovrà fornire a Stamina garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione".

In particolare, conclude Vannoni, la Fondazione chiede che la standardizzazione della metodica non venga in alcun modo modificata, che spetti a Stamina la scelta delle tre patologie su cui fare la sperimentazione ("suggeriamo Sla, paresi cerebrale infantile ed una malattia degenerativa non neurologica", dice), che venga individuato un solo laboratorio per la produzione cellulare in cui i biologi della Fondazione possano controllare la produzione, che vengano individuati al massimo due centri per le applicazioni cliniche e le valutazioni che siano in prossimità del centro di produzione e che venga nominata una CRO (organismo di controllo internazionale super partes) che certifichi tutti i dati ottenuti e l'applicazione della buona pratica clinica.

Queste polemiche stanno mettendo in agitazione i molti pazienti che hanno ottenuto il permesso di partecipare alla sperimentazione. A loro, infatti, interessa solo tentare il metodo il più in fretta possibile.
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