(Teleborsa) - Le autorità sanitarie dell'Arabia Saudita sembrano trovarsi in serie difficoltà nell'arginare l'epidemia di un
nuovo ceppo del coronavirus responsabile della influenza polmonare detta
SARS (
Severe Acute Respiratory Syndrome).
La
Middle East Respiratory Syndrome, questo il nome della nuova infezione, ha fatto registrare negli ultimi giorni 17 contagiati ed, ad oggi, in Arabia ci sono 260 persone sottoposte a terapia per la MERS. Sembra, poi, che il virus, la cui diffusione si è rivelata molto celere, sia ancor più letale del suo corrispondente responsabile della SARS.
In questa situazione sanitaria, i problemi organizzativi nel regno saudita devono essere importanti, se è vero che i pronto soccorsi sono inadeguati e medici impreparati ad affrontare l'emergenza. Questo avrebbe fatto decidere
re Abdullah, monarca che siede sul trono saudita dal 2005, a licenziare in tronco, e senza dare alcuna spiegazione, il ministro della sanità.
Intanto l'Organizzazione Mondiale della Sanità, alle prese con un'altra
emergenza planetaria dovuta al virus ebola in Africa occidentale, sta seguendo l'evolversi della situazione da vicino temendo ripercussioni in tutto il Medio Oriente ed oltre. Si hanno, infatti, notizie di 12 casi negli emirati Arabi Uniti, alcuni nel Qatar e persino in Francia ed Inghilterra per i quali è stato appurato il diretto collegamento con l'evoluzione della malattia nella penisola araba.
Tra i
diversi scenari che gli scienziati si preparano ad affrontare, quello più pessimistico prevede che l'approssimarsi del periodo di osservanza mussulmana del Ramadan, dal 28 Giugno al 27 luglio, che vede l'accorre nella città santa islamica de la Mecca di milioni di persone provenienti da tutto il mondo, possa essere la causa di un'evoluzione catastrofica del contagio.