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MOSE, un sistema "più complesso e sofisticato di Tangentopoli"

Politica
MOSE, un sistema "più complesso e sofisticato di Tangentopoli"
(Teleborsa) - Un giro "più complesso e sofisticato di Tangentopoli". Così il procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, ha definito l'inchiesta su corruzione, finanziamento illecito, riciclaggio, fondi neri e mazzette nell'ambito della costruzione del MOSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico), il sistema di dighe per la difesa di Venezia e della laguna dalle acque alte.

Un'opera monstre del valore di 5 miliardi di euro che, evidentemente, ha fatto gola a molti. Per ora sono state iscritte nel registro degli indagati 100 persone, mentre 35 sono già finite in manette. Tra queste, vi sono nomi di spicco quali Giorgio Orsoni, Renato Chisso e Giancarlo Galan.

Non mancano esponenti della magistratura e della Guardia di Finanza, accusati soprattutto di aver compiuto "atti contrari al proprio dovere".

L'inchiesta aveva preso il via tre anni fa. Tra i primi a finire in manette, nel 2013, è stato Piergiorgio Baita, ex Amministratore Delegato della Mantovani, big padovana delle costruzioni. Baita avrebbe distratto dai fondi per il MOSE circa 20 milioni di euro, poi dirottati su conti esteri e infine indirizzati alla politica.

Dopo Baita è stato il turno di Giovanni Mazzacurati, ai vertici del Consorzio Venezia Nuova, definito "grande burattinaio" di tutte le opere attinenti al sistema di dighe.

Per ora gli inquirenti hanno sequestrato beni per 40 milioni di euro e acceso un faro su presunte false fatture per 25 milioni. L'idea è che questa Tangentopoli veneta sia una enorme gola profonda con tanti e tali ramificazioni che gli stessi pm faranno fatica a venirne a capo.

"Cose raccapriccianti che fanno malissimo all'immagine dell'Italia", ha commentato il Premier Matteo Renzi, che proprio in questi giorni stava definendo con il super commissario dell'Anticorruzione Raffaele Cantone i prossimi step sull'Expo2015, altra triste pagina della storia tricolore.

Dal canto suo il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha invocato la fine del progetto, ormai completato per l'85%.

Non sono mancati i duri attacchi del Movimento 5 Stelle, che ha definito l'affare come un "frutto delle larghe intese".
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