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Il Kurdistan iracheno, per ora l’unico avamposto contro il terrore islamico

Costume e società, Politica
Il Kurdistan iracheno, per ora l’unico avamposto contro il terrore islamico
(Teleborsa) - Nel bombardamento mediatico sulla crisi irachena e sull’avanzata dei jihadisti dello "Stato Islamico" in Iraq e in parte della Siria, non sarà sfuggito il ruolo del popolo curdo e in particolare dei "peshmerga" curdi.

I Curdi sono un gruppo etnico Indoeuropeo che abita nella parte settentrionale e nord-orientale della Mesopotamia. Tale territorio è compreso in parti degli attuali stati di Iran, Iraq, Siria, Turchia e in misura minore Armenia.

Si stima che i Curdi siano, oggi, fra 35 e 40 milioni e che quindi costituiscano uno dei più grandi gruppi etnici privi di unità nazionale. Vale a dire, non hanno uno Stato sovrano.

Fino a qualche mese fa solo gli esperti di geopolitica internazionale sapevano dell’esistenza dei "peshmerga" curdi ed in pochi sapevano dell’esistenza dei curdi.

In effetti, pur essendo uno Stato di persone frammentato in quattro Stati sovrani, i curdi non li vuole nessuno. Pur essendo stanziali, da sempre, nelle "loro" zone, sono sempre stati perseguitati, deportati, torturati e uccisi. E proprio in Iraq, con alla guida il sunnita Saddam Hussein, hanno vissuto uno dei periodi più critici della loro esistenza. Nel 1988 furono uccisi 5.000 curdi in soli due giorni a seguito di un attacco chimico nel nord dell’Iraq.

I "Peshmerga" curdi, sono l’esercito combattente che non ha confini da difendere. Un esercito di uno Stato che non esiste e che anche l’Italia, adesso, vorrebbe aiutare, inviando armi e supporto logistico.

La loro esperienza militare nei combattimenti moderni, si è evoluta nel corso delle missioni compiute a fianco delle forze americane per rovesciare Saddam Hussein nel 2003.

Oggi, con alterne fortune, si trovano a fronteggiare le forze terroriste jihadiste dell’Isis e la comunità internazionale, con in testa gli Stati Uniti, ne sta riconoscendo l’utilità e l’efficacia strategica, a difesa non solo della loro terra, ma anche di quei diritti che gli Stati da cui provengono, non gli hanno mai riconosciuto.
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