(Teleborsa) - Migliaia di dimostranti ad Hong Kong si stanno concentrando davanti agli uffici del governo "vestiti" di nero, a sostegno della protesta studentesca iniziata il 26 settembre. L’origine sarebbe l’intromissione del governo centrale di Pechino per eleggere, alla tornata elettorale prevista per il 2017, un sindaco che rientri nei piani governativi. Sarebbe questa la prima volta per Hong Kong, ex colonia britannica, ad essere privata della sua autonomia politica, mai messa in discussione nemmeno dopo il rientro della città sotto l’ombrello cinese nel 1997.
I manifestanti si sono riuniti nel quartiere di Admiralty per chiedere elezioni libere, bloccando una strada principale nella zona centrale degli affari. Numerosi raduni sarebbero in corso nei quartieri commerciali di Causeway Bay e Mong Kok, costringendo le banche alla chiusura.
Scontri con la polizia antisommossa, che usa gas lacrimogeni contro i manifestanti, stanno immobilizzando uno dei maggiori centri finanziari dell'Asia e acuiscono il rischio di una dura risposta da parte del governo di Pechino, in caso di un eccessivo perdurare.
"Non posso sopportare che il governo centrale di Pechino stia facendo marcia indietro dalla sua posizione", ha detto Bo Zhiyue, un ricercatore senior presso l'Università Nazionale di East Asian Institute di Singapore. "Se lo faranno, commetteranno un grosso errore per Hong Kong e potrebbe succedere altrove".
"Solo quando il governo darà una una risposta soddisfacente al riguardo, consiglieremo alla gente di ritirarsi", ha dichiarato Chan Kin-man, uno dei leader del movimento di protesta " Occupy central". Pechino non ha mai parlato con noi, ma siamo sempre pronti al dialogo e alla negoziazione".
Gli scontri con la polizia sono i primi dai disordini del 1960 guidati da gruppi pro-comunisti ispirati alla Rivoluzione Culturale di Mao Zedong.