(Teleborsa) - Se uscirà un vincitore dal giro di vite senza precedenti del governo cinese su
Hong Kong, sarà senza dubbio
Singapore.
In quest’ottica, la piccola città stato del sud est asiatico, sta facendo il possibile per attirare le grosse banche internazionali, gli hedge fund e le imprese multinazionali attualmente domiciliati a Hong Kong.
Gli scontri con il pacifico movimento studentesco dello scorso fine settimana, hanno segnato non solo un assalto alle libertà civili di Hong Kong, ma anche al futuro economico della città.
Sembra discutibile il fatto che le autorità amministrative di Hong Kong non stiano recependo l’offerta di
Pechino. E’ reale invece il fatto che il Partito Comunista cinese ha posto le basi per le dimostrazioni studentesche, quando ha respinto unilateralmente ogni compromesso per tenere "aperto" il sistema politico di Hong Kong, anche in occasione delle elezioni del 2017, quando gli elettori eleggeranno direttamente il loro capo dell'esecutivo.
Il regime cinese avrebbe come obiettivo quello di sostituire Hong Kong con Shanghai, come centro finanziario globale rivolto al resto del mondo.
Il giro di vite su Hong Kong, quindi, arriva proprio mentre il governo di Xi sta stringendo la rete su un elenco di imprese straniere a rapida crescita nell’ex colonia britannica e l’attuale legislazione speciale di Hong Kong, rende difficile discernere agevolmente quali siano i gruppi in questione.
Per tutto il parlare di riforme coraggiose e accettare una "nuova normalità" di minore crescita, Xi, contrariamente a quanto detto, sembra voler rafforzare la presa del governo sull’economia di Hong Kong, piuttosto che allentarla.