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Il calo del petrolio rivitalizza fusioni e acquisizioni

Economia
Il calo del petrolio rivitalizza fusioni e acquisizioni
(Teleborsa) - Il rifiuto dell’Opec di tagliare la produzione e rallentare il calo del prezzo del petrolio, potrebbe anche essere interpretato come un segnale da cogliere per stimolare fusioni e acquisizioni tra imprese energetiche, almeno se la storia passata trovasse delle conferme anche questa volta.

Nel 1998, quando il petrolio crollò fino ai 10 dollari al barile, dopo la crisi finanziaria asiatica, il valore delle fusioni e acquisizioni aumentò di sette volte, per un aggregato complessivo di 376 miliardi di dollari.

Mentre a Londra il Brent è scambiato a valori ben al di sopra dei livelli del 1998, a più di 70 dollari al barile, dopo aver perso il 36% dallo scorso 19 giugno, la storia potrebbe ripetersi, muovendo nuovamente il fronte delle fusioni e acquisizioni.

"L'aumento delle fusioni e acquisizioni potrebbe ripetersi come in passato, riattivando la tendenza dei precedenti cicli dei prezzi del petrolio su valori bassi", ha detto Duke Suttikulpanich, analista sul petrolio e sul gas presso la filiale di Singapore di Standard Chartered Bank. "Abbiamo già visto situazioni simili e non dovrebbe stupire un massiccio ritorno alle fusioni tra società del settore energetico".

L'americana Halliburton, il secondo più grande fornitore di servizi petroliferi del mondo, questo mese ha acquistato Baker Hughes per 34,6 miliardi dollari, cioè la più grande acquisizione di una società energetica statunitense negli ultimi tre anni.

"In Asia, la regione che consuma la maggior parte del petrolio mondiale, la discesa dei prezzi può essere una opportunità per le compagnie petrolifere nazionali", ha dichiarato Buddhika Piyasena, senior director di Fitch Ratings a Singapore. "Oil & Natural Gas, il più grande produttore di petrolio in India, si è impegnata a spendere 177 miliardi dollari entro il 2030, per aumentare la produzione di petrolio, in parte attraverso acquisizioni all'estero".
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