(Teleborsa) - I cinque aumenti del tasso di interesse attuati dalla
Russia nel 2014 non sono riusciti ad arginare la peggior
disfatta del rublo in 16 anni, con rischi più che mai concreti di aggravare il già depresso stato di un’economia colpita dalle sanzioni e con
prezzi del petrolio vicino ai minimi del 2009.
La
Banca di Russia è intervenuta ancora aumentando il suo tasso di un punto, al 10,5%, come riporta una dichiarazione sul suo sito web.
Il rublo è scambiato 55,2605 contro dollaro, dopo la decisione di aumentare i tassi, scendendo temporaneamente sotto quota 55 per la prima volta. La banca centrale, per spiegare i motivi della decisione, terrà una conferenza stampa nel pomeriggio.
"La mossa della Banca di Russia non è sufficiente per stabilizzare il rublo e aumenta il rischio di una crisi valutaria su vasta scala", ha detto
Piotr Matys, strategist valutario presso Rabobank International a Londra. "La banca centrale può intervenire in modo più aggressivo sul mercato, ma la vendita di valuta forte ha già dimostrato la sua inefficacia, che si riflette nella peggiore disfatta del rublo dalla crisi del 1998".
La Banca Centrale russa sta lottando per fermare un deprezzamento della sua valuta, uscita per ora da un regime di cambi fissi, che ha raggiunto quest’anno il 40% e che è già costato alle casse statali circa 80 miliardi di dollari.
"In caso di ulteriore aggravamento dei rischi di inflazione, la Banca di Russia continuerà ad aumentare il tasso di riferimento", hanno dichiarato degli alti funzionari delle banca centrale.
L'aumento del tasso di interesse arriva una settimana dopo che il presidente
Vladimir Putin ha detto che la banca centrale e il governo sono decisi a a prendere "severe" misure coordinate, per scoraggiare gli speculatori sul mercato delle valute.