(Teleborsa) - Le quotazioni del petrolio sono ridiscese dal massimo della settimana scorsa sulla notizia che la produzione irachena è su livelli record, aggravando di fatto il surplus delle fornitura globale.
I prezzi sono scivolati rispettivamente del 2,1% per il
Light Sweet Crude Oil sulla piazza di New York e dell’1,9% per il
Brent sul London Mercantile Exchange.
L’
Iraq sta pompando petrolio ad un ritmo senza precedenti di 4 milioni di barili al giorno, come riferisce il ministro del Petrolio Adel Abdul Mahdi. Il greggio poi ha esteso le perdite dopo che
il mercato azionario cinese è sotto i minimi del 2008, in risposta alla linea dura progettata dalle autorità del dragone sui prestiti a margine.
Complessivamente il petrolio è sceso di quasi il 50% dallo scorso giugno, contestualmente all’azione degli
Stati Uniti che stanno producendo petrolio come mai fatto negli ultimi 30 anni e a quella dell’Opec che si è
rifiutata di tagliare la produzione lasciando al mercato il compito di trovare un nuovo equilibrio dei prezzi.
"Fino a quando la domanda non sarà superiore agli attuali livelli di produzione è molto probabile che il mercato scenderà ulteriormente”, ha detto Christopher Bellew, broker senior presso la filiale londinese di Jefferies International. "Acquisti appena sopra i 50 dollari al barile si sono rivelati di modesta entità e la mia aspettativa è per un prezzo del petrolio in laterale fino a quando la prossima mossa al ribasso farà scender ulteriormente i prezzi verso i 40 dollari o ancora più in basso”.