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Draghi, buona la prima ma in forte ritardo

Economia
Draghi, buona la prima ma in forte ritardo
(Teleborsa) - Molti autorevoli analisti hanno impugnato la penna per prendere le misure alla mossa della BCE. L'iniziativa di Draghi ha dovuto superare l’ostracismo dei paesi euroforti, perdendo valori da cui non si doveva prescindere, come la mutualizzazione dei rischi di eventuali insolvenze, smantellandone di fatto alcuni cardini portanti.

Questo rischia di consegnare alla storia delle BCE una mossa inadeguata per modalità, dimensione e tempi di attuazione, mancando così l’obiettivo del rientro dalla deflazione e del risveglio dell’inflazione.

Draghi è però riuscito a presentare un piano da dove spuntano due piccole sorprese. Lo sforzo complessivo del QE è di circa il 20% più grande, su base mensile, rispetto a quello ventilato ieri, anche se l'obiettivo totale è lo stesso. Ha anche promesso che il termine può essere esteso nel tempo se il piano non riuscirà a guidare l'inflazione verso l'obiettivo della BCE, cioè verso il 2%, offrendo un impegno illimitato di acquisti che nei criteri attuativi.

Essi sono destinati a persistere fino alla fine di settembre 2016 e saranno in ogni caso effettuati prima di prendere le misure all’inflazione.

Il rischio deflazione ha forzato la mano della BCE e concesso a Draghi il potere contrattuale per convincere la Bundesbank. “I prezzi al consumo sono diminuiti dello 0,2% a dicembre, ben lontano quindi dal target della BCE. Non vi è alcun dubbio che, a nostro avviso, si dovrebbe agire", ha detto Draghi.

Però il piano di acquisti di asset pianificato da Draghi, anche se di 60 miliardi al mese, è comunque inferiore a quello progettato in precedenza dalle altre banche centrali e rischia di "gonfiare il bilancio” della stessa banca, esponendola a seri rischi.

E’ chiaro che in fase di negoziati Draghi abbia condotto delle durissime trattative con la Bundesbank, opposta per definizione all’introduzione di un quantitative easing. "Il board aveva una grande maggioranza sulla necessità di attivare subito il QE, così grande che non abbiamo avuto bisogno di votare", ha detto Draghi, aggiungendo che "sono state espresse diverse opinioni sulla necessità di agire ora”. La spinosa questione dell’accollo delle perdite in caso di default di alcuni governi, è stata elusa per l’accordo su altri punti, ma la maggior dei membri del consiglio della BCE ha condiviso l’iniziativa, anche in presenza di rendimenti negativi”.

Draghi ha quindi ottenuto due risultati positivi. Ha trascinato una furiosa Bundesbank nel QE e ha fatto gradire ai mercati la sua iniziativa, anche perché il costo dell'indebitamento della Spagna, sui titoli a 10 anni, è sceso a livelli record sulla scia dell'annuncio. Ma il QE europeo è stato attuato dopo sei lunghi anni, cioè da quando la Federal Reserve ha iniziato il QE negli Stati Uniti e la Banca d'Inghilterra ha agganciato il Regno Unito al treno americano. Queste economie stanno vedendone solo adesso i benefici delle iniziative assunte, per cui i sostenitori dell’Euro possono solo rammaricarsi dei ritardi cronici della BCE.
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