(Teleborsa) - “La
recente impennata dei prezzi del petrolio è solo un falso movimento”, ha scritto
Citigroup in un report diffuso ieri. “La strada tracciata al ribasso dovrebbe condurre le quotazioni verso i 20 dollari al barile”.
Nonostante i dati sul
calo globale della spesa, che ha spinto al rialzo i prezzi del petrolio nelle ultime settimane, la
produzione di petrolio negli Stati Uniti è ancora in aumento, ha scritto Edward Morse, responsabile a Citigroup per la ricerca sulle materie prime.
Brasile e
Russia stanno pompando petrolio a livelli record, e l'
Arabia Saudita, l'
Iraq e l'
Iran hanno combattuto per mantenere la loro quota di mercato tagliando i prezzi in Asia. Il mercato è in surplus di offerta e serbatoi di stoccaggio sono al massimo della loro capacità.
“Una contrazione della produzione non è probabile, almeno fino alla fine del terzo trimestre dell’anno”, ha detto Morse. “Nel frattempo, Il
greggio WTI, che attualmente scambia a circa 52 dollari al barile, potrebbe cadere fino ai 20 dollari la barile”.
Negli Usa, la
rivoluzione dello shale-oil ha rotto la capacità dell'OPEC di manipolare i prezzi e massimizzare i profitti per i paesi produttori di petrolio.
"Sembra estremamente improbabile che l'OPEC possa tornare al suo vecchio modo di fare business", ha scritto Morse nel report di Citigroup. "Mentre molti analisti hanno fatto paragoni con le crisi petrolifere del passato, questa volta potrebbe anche essere diverso".
Citigroup ha ridotto la sua previsione annuale per i prezzi del
Brent, per la seconda volta nel 2015, dicendo che un consolidamento dei prezzi nel range 45-55 dollari è per il momento insostenibile, per l’innesco di massicci disinvestimenti. Dal
prossimo settembre, tuttavia, si dovrebbe assistere ad un
rimbalzo consistente, anche verso i 70 dollari, portando un prezzo medio per il 2015, intorno ai 54 dollari la barile.