(Teleborsa) - La Grecia e i suoi creditori farebbero bene a fare un
passo indietro per esaminare lo scheletro di un paese che stanno sbranando, nel ridicolo gioco della parti dei
negoziati sul debito.
I dati sui
flussi di capitale suggeriscono che questi ultimi mesi di sfibranti trattative, hanno
annullato anni di paziente ricostruzione di una fiducia giunta al lumicino.
Mercanteggiare sui termini dei prestiti provenienti dalla Germania e da altri creditori istituzionali, sta ottenendo per la Grecia l’effetto peggiore e cioè un
default del proprio debito con contestuale uscita dall'Unione monetaria europea. I
risparmiatori ellenici, preoccupati,
stanno spostando i loro euro dalla Grecia verso
luoghi più sicuri come la Germania, privando l'economia greca dell’investimento privato di cui ha disperato bisogno per tornare a crescere.
I dati della Banca Centrale greca, che registra ogni euro che lascia il paese come passività, suggeriscono che la
fuga di capitali ha raggiunto proporzioni senza precedenti. Negli ultimi sei mesi fino a marzo, sono
62 i miliardi di euro che si sono allontanati da Atene, prendendo la via di fuga. E 'difficile sapere quando finirà quest’esodo monetario.
Anche se Atene e i creditori europei dovessero superare questa fase di impasse dei negoziati, saranno quasi costretti ad avviare basi di trattative a lungo termine per affrontare un
livello di indebitamento che oggi è oltre il 175% per cento del PIL, per cui resta troppo grande da abbattere sul breve termine.
Un approccio migliore sarebbe quello di
concentrarsi su un accordo finale, compresa la
riduzione del debito, in modo da mettere la Grecia sulla strada della solvibilità e della ripresa economica. Per cui più lungo sarà questo farsesco negoziato e più grande sarà il
danno economico per entrambe le parti. Oltre ogni ragionevole speranza.