(Teleborsa) - Sembra ci sia una tregua nella
debacle delle materie prime che ha visto mediamente i prezzi cadere verso il minimo da tredici a anni a questa parte e che sta affossando le valute delle nazioni che si basano sull'esportazione di commodities.
Il
dollaro del Canada è
affondato sul minimo dal 2004, accelerando il processo ribassista in scia al precipitare dei prezzi del greggio e forzando la mano al
primo ministro Stephen Harper che, per la contrazione economica,
ha indetto elezioni anticipate. Il
dollaro australiano, così come quello neozelandese, sono sui minimi degli ultimi sei anni in presenza di segnali di un rallentamento provenienti dalla
Cina, il più grande consumatore mondiale di materie prime.
Accorciando l’orizzonte temporale, tutte e tre le valute, sono scese di oltre il 10% dall’inizio dell’anno, contrariamente al dollaro americano, sganciatosi dall’andamento comune per la prima volta dal 2008.
Questo ha spronato gli
speculatori degli hedge fund ad assumere un atteggiamento più aggressivo su ulteriori ribassi per le valute di Canada, Australia e Nuova Zelanda, già tuttavia in essere dal 2014.
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I prezzi delle materie prime hanno mostrato una chiara e ben definita tendenza al ribasso, rafforzata negli ultimi mesi, che si è riflessa sulle valute delle nazioni esportatrici”, ha detto Greg Gibbs, strategist a Royal Bank of Scotland Group. "Il dollaro canadese si presenta particolarmente vulnerabile con cinque mesi di cali consecutivi in ??termini di PIL e un'elezione politica dall’esito incerto che si terrà il prossimo fine settimana”.
La valuta canadese si attesta a 1,3130 contro il dollaro Usa, da 1,3141 segnato in chiusura di venerdì. Debole anche il dollaro australiano, che segna 72,92 centesimi sul dollaro Usa, molto prossimo al minimo degli ultimi sei anni segnato a 72.35. Poco scambiato il dollaro neozelandese a 65,95, a ridosso dei minimi degli ultimi sei anni, segnati lo scorso mese a 64,99.