(Teleborsa) -
Ignazio Marino,
che si è dimesso da sindaco di Roma all'inizio di questo mese, sta minacciando di tenersi ancora
aggrappato al potere.
Il continuo
rifiuto di confermare le sue dimissioni sta diventando sempre più una
preoccupazione per il suo partito, il PD, pervaso da profondo imbarazzo, con il rischio che la capitale precipiti nel caos più totale.
I commentatori politici suggeriscono che i
19 consiglieri del PD romano, potrebbero collaborare con i consiglieri dell’opposizione, facendo passare una
mozione di sfiducia per cacciare il proprio sindaco, o potrebbero
dimettersi in massa per rovesciare la giunta Marino.
Entrambi gli scenari rischiano comunque di spaccare le fila dell’intera maggioranza del governo cittadino.
Dato che la situazione si è appiattita proprio su questo scenario, il
rischio ulteriore è che i
partiti di opposizione prendano il sopravvento, schiacciando la città nel caos.
Marino ha rassegnato le dimissioni il 12 ottobre a seguito di uno
scandalo su un presunto peculato, per il quale ha poi dimostrato la sua innocenza ai pubblici ministeri romani.
La legge italiana prevede che un sindaco che rassegna le proprie dimissioni, ha
20 giorni di tempo per riconsiderare la sua decisione. Ad oggi, quindi,
Marino avrebbe ancora sei giorni per prendere una decisione definitiva.
Tuttavia, dato che i
pubblici ministeri hanno deciso di non indagare per il cosiddetto scandalo 'dinnergate', Marino ha riacquistato sicurezza, prevedendo così di riuscire a portare a termine una delle sue principali promesse elettorali, quella di rendere pedonale gran parte delle zone intorno al Colosseo e del Vittoriano.
"Mi sento bene", ha detto ai giornalisti cripticamente quando gli viene chiesto di confermare o smentire le sue dimissioni.
Domenica scorsa, centinaia di suoi
sostenitori, riuniti fuori l'ufficio del sindaco in Piazza del Campidoglio, hanno calorosamente
mostrato il loro sostegno.