(Teleborsa) -
Laurea sì ma non fuoricorso. E' questo il giudizio del
Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che mette il punto sull'atavico ritardo dei laureati italiani rispetto al resto d'Europa. Un esempio di perdita di competitività, dice il Ministro, che
torna a mettere l'accento sul problema "tempo".
In occasione della convention di apertura di
"Job&Orienta" a Veronafiere, il numero uno del welfare è tornato a parlare ai giovani di istruzione e lavoro, di orientamento e di
alternanza scuola-lavoro, sottolineando ch
e l'Italia resta in "gravissimo ritardo" rispetto agli altri pesi europei.
Poletti ha riconosciuto che
in parte il ritardo è istituzionale - i nostri licei durano un anno in più di quelli anglosassoni e l'università due anni in più di quella inglese e un anno in più di quella americana - ma
c'è anche un problema tempo e voto, in quanto le nostre università consentono di dilatare i tempi a chi aspira ad un voto più alto, anche perché
nei concorsi pubblici il voto "conta".
Per il Ministro del Lavoro, però,
questi fattori riducono la competitività dei laureati italiani, accumulando gli
svantaggi nella ricerca di un lavoro. Per questo motivo, Poletti afferma che
"è meglio prendere 97 a 21 anni", piuttosto che "laurearsi con 110 e lode a 28 anni".
Un'affermazione che ha alimentato la
polemica dei giovani sui social e qualcuno ha anche replicato aspramente al Ministro, affermando:
"Lui ha risolto il problema non laureandosi".