(Teleborsa) -
Sempre dovuta l'Iva sulle commissioni per gli "acquisti" di servizi alberghieri sui portali che operano anche in altri Paesi. L'Agenzia delle Entrate, in risposta ad un'istanza di
Federalberghi, ha fornito importanti chiarimenti sulla
correttezza delle procedure fiscali poste in essere da alcuni portali di prenotazione che hanno sede in altri paesi UE, in relazione all'alloggio in strutture ricettive non gestite in forma imprenditoriale o in immobili privati per brevi periodi.
Nel mese di maggio, Federalberghi aveva segnalato che detti portali emettono fatture senza IVA italiana, applicando il meccanismo del cosiddetto "reverse charge" anche nei casi in cui la struttura ricettiva è priva di partita IVA. La conseguenza è
l'evasione totale dell'imposta, che non viene pagata né dal portale né dalla struttura.
L'Agenzia delle Entrate, con una risposta appena fornita, ha chiarito che l'Iva sulle commissioni pagate ai portali che operano in altri Paesi UE è appunto sempre dovuta. Se la struttura ricettiva dispone di partita Iva, essa si dovrà fare carico del versamento in regime di inversione contabile.
Se la struttura non ha partita IVA, dovrà essere invece il portale a identificarsi in Italia e a emettere fattura con IVA italiana.Il pronunciamento è importante, perché
sancisce parità di condizioni tra soggetti che operano nello stesso mercato, accendendo i riflettori su uno dei tanti sistemi che i furbetti dell'appartamentino utilizzano per svolgere attività commerciali in piena regola nascondendosi dietro il paravento della sharing economy.
La dimensione del mancato gettito, che dovrà costituire oggetto di specifici accertamenti, potrebbe assumere
dimensioni colossali. Basti pensare che, nella giornata di oggi 6 settembre 2016, il più noto di tali portali pubblica 112.264 strutture ricettive italiane, di cui 40.047 appartamenti.